Il depliant si rivolge a giovani, genitori e docenti per insegnare la parità e far crescere gli adulti del futuro con spirito critico.
Il Consiglio nazionale delle ricerche e l’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali hanno lanciato una guida per insegnare a giovani, genitori e insegnanti a riconoscere e abbattere gli stereotipi di genere. Il depliant nasce analizzando i dati preoccupanti di una ricerca del Musa, il gruppo Mutamenti sociali, valutazione e metodi. Il report si è occupato in particolare di infanzia e adolescenza.
Perché una guida sugli stereotipi di genere
Dall’analisi del Musa emerge che oltre la metà dei bambini e delle bambine delle scuole elementari è convinta che uomo e donna abbiano ruoli sociali distinti nella vita: i primi di potere e comando, le seconde di cura e assistenza. Passando agli adolescenti e quindi all’esposizione ad ambienti di socializzazione extrafamiliari, le idee sessiste inoculate dagli stereotipi di genere non scompaiono ma si indeboliscono solamente, in particolare tra le ragazze.
Per stimolare la parità di genere e smantellare gli stereotipi, il Cnr e l’Irpps hanno redatto una guida basata su una serie di semplici domande: da cos’è uno stereotipo a quali sono i ruoli di genere, passando per approfondimenti su quando, come e dove li assumiamo, di cosa si alimentano e quali effetti hanno sulla struttura sociale. Le risposte, elaborate dagli esperti dell’Istituto, sono brevi, chiare e dirette. Oltre alla guida, il progetto ha realizzato uno spot sulle differenze di genere alle radici dei ruoli sociali in collaborazione con la web tv del Cnr.

Antonio Tintori, ricercatore del Cnr-Irpps e coordinatore del team Musa, spiega che la guida vuole soddisfare le richieste arrivate al Consiglio da numerose scuole di ogni ordine e grado d’Italia. L’obiettivo è avere uno strumento pratico e trasversale per educare e sensibilizzare le nuove generazioni sull’argomento. Una materia scivolosa, perché le stereotipie possono condizionare le scelte di vita di bambini, bambine e adolescenti anche in maniera subdola.
“Moltissimi adolescenti italiani approvano esplicitamente la violenza e la discriminazione: 2 su 10 si dichiarano apertamente omofobi e 1 su 10 sono razzisti e sessisti – sottolinea Tentori –. In più, circa 3 su 10 non sono in grado di riconoscere come violenti atti quali insulti, costrizioni, minacce, al pari di come non riescono a riconoscere uno stereotipo di genere, che è la principale forma di condizionamento sociale che ‘contraiamo’ nei primissimi anni di vita, prevalentemente in famiglia”.
La disparità di genere nasce dentro casa
È proprio la famiglia il primo luogo all’interno del quale vengono riprodotte le disuguaglianze sociali. “Sebbene gli adulti, solitamente, non siano nemmeno coscienti di essere i primi agenti di trasmissione di tale potentissimo condizionamento sociale – aggiunge Tentori –, che è all’origine delle tante asimmetrie tra uomo e donna in ambito privato, familiare, lavorativo, economico, nonché causa di violenza”.
“Gli stereotipi di genere si riproducono per mezzo di una ‘socializzazione binaria‘, di modelli educativi distinti per maschi e femmine – conclude Tentori –; si alimentano di simbolismi sociali di larga diffusione, che sono elementi apparentemente innocui ma in realtà determinano il radicamento precoce degli omonimi ruoli: i colori (rosa e celeste), i giochi (le armi e le bambole), i falsi miti (il principe azzurro e la principessa da salvare), gli sport distinti (il calcio e la danza). Tali simboli sono sparsi ovunque, dal linguaggio (maschile sovraesteso) ai cartoni animati, dai contenuti mediatici ai libri di testo scolastici, ai giochi, alle narrazioni”.
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ultimo aggiornamento: 5 Marzo 2025 15:21