L’Italia diventa Cashless society? Scopriamo se e come una “società senza contanti” è davvero un bene o potrebbe trasformarsi in un male.
L’Italia è candidata a diventare Cashless society? No, siamo ben lontani da questo ‘traguardo’. Anche se nell’ultimo periodo gli acquisti con metodi di pagamento digitale sono aumentati – soprattutto a causa del lockdown – il bel Paese è ancora legato ai vecchi e cari contanti.
Eppure, sono molti quelli che sostengono che un passaggio ad una cashless society sia estremamente vantaggioso. La domanda, quindi, sorge spontanea: è davvero oro tutto quello che luccica? Scopriamo quali sono i pro e i contro di un ‘sistema’ di questo tipo.
Cashless Society: cos’è?
Essere una cashless society, come suggerisce la sua traduzione letterale “società senza contanti“, significa vivere in un sistema in cui i pagamenti accettati sono per lo più digitali.
Pertanto, via libera a carte di credito, contactless, smartphone, smartwatch, criptovalute e chi più ne ha ne metta. I movimenti, ovviamente, sono completamente tracciabili e, di conseguenza, controllati.
Rispondiamo subito a questa domanda: l’Italia diventa Cashless Society? No, ad oggi è ben lontana dall’esserlo. Secondo il Cashless Society Index 2020, infatti, il bel Paese è quintultima nella classifica europea per il terzo anno consecutivo. Anche se nell’ultimo periodo gli acquisti con metodi di pagamento digitali sono aumentati, l’Italia resta un fanalino di coda.
Società senza contanti: un bene o un male?
Mentre in Italia pagare in contanti resta ancora una comodità per molti, in alcuni paesi del mondo la situazione è ben diversa. In Svezia, ad esempio, soltanto il 2% degli acquisti sono fatti con denaro liquido e l’85% dei cittadini ha accesso all’online banking. Situazione simili in Cina, dove tutti usano WeChat Pay, Alipay e, soprattutto, i QR Code scansionati sugli smartphone.
Tra i vantaggi di una società senza contanti c’è sicuramente la sicurezza: pare, infatti, che pagando con carte & Co diminuisca il tasso di criminalità legato ai furti di borse e portafogli. Inoltre, non ci sarebbero più movimenti di denaro illeciti, gioco d’azzardo, riciclaggio ed evasione fiscale. In una cashless society, infatti, i redditi e le transazioni sono tracciati e controllati. Come se non bastasse, i pagamenti digitali consentono di andare a risparmiare preziose risorse naturali, come carta e rame. Infine, non si rischierebbe più di ricevere soldi falsi.
Purtroppo, non ci sono solo pro. Anche i contro, infatti, sono diversi. In primis, come farebbero ad effettuare pagamenti digitali coloro che non hanno un conto bancario, una carta di credito/debito o uno smartphone? Inoltre, avere gli acquisti del tutto controllati mette nelle mani degli istituti finanziari e alle banche una capacità di sorveglianza che non è da sottovalutare. Poi, una società senza contanti potrebbe spingere il cittadino a spendere oltre le proprie possibilità, portandolo ad indebitarsi sempre di più.
Che dire poi delle spese che i negozianti devono sostenere per avere un Pos? E le percentuali di denaro che devono obbligatoriamente ‘regalare’ alle banche ad ogni movimento? Prima che l’Italia diventi cashless society ci sono molte cose da rivedere.