I cellulari a scuola sono davvero essenziali? E’ partendo da questa domanda che sempre più istituti sono diventati phone free.
Cellulari a scuola sì o no? Con l’inizio dell’anno scolastico questa è una delle domande più gettonate. Alcuni professori credono che il divieto sia l’unica strada percorribile, mentre altri promuovono un utilizzo consapevole dello smartphone. Fortunatamente, in Italia crescono gli istituti phone free, dove la socializzazione face to face torna ad occupare lo spazio che merita.
Cellulari a scuola: crescono gli istituti phone free
Fino a qualche anno fa, nessuno avrebbe mai pensato che si sarebbe arrivati a discutere sull’utilità dei telefoni cellulari a scuola. Ai tempi, per fare una lezione leggermente diversa rispetto alla classica ‘frontale’, si poteva utilizzare l’aula d’informatica. Qui gli alunni avevano accesso ad internet solo con il controllo costante dei docenti. Oggi, questa realtà appare lontana anni luce. Non a caso, gli istituti sono costretti ad emanare circolari con cui vietano l’utilizzo degli smartphone durante le ore di lezione, oppure arrivano a sequestrare i dispositivi digitali all’ingresso.
“Sono appena tornata da un giro per i corridoi della scuola durante la ricreazione ed è uno spettacolo vedere che finalmente non ci sono 530 ragazzi con gli occhi piegati sui loro smartphone a mandare dei messaggi o vedere TikTok, ma 530 ragazzi che parlano tra loro, fanno merenda, si raccontano che cosa è accaduto nelle ore prima. Loro sono dipendenti dagli smartphone e questa dipendenza li porta sempre da un’altra parte, non riescono a vivere l’esperienza della bellezza degli sguardi e del vivere insieme“, ha dichiarato Elena Ugolini, rettrice delle scuole Malpighi di Bologna.
Il divieto dei cellulari a scuola può essere controproducente?
Il divieto degli cellulari, però, non trova tutti d’accordo. Alcuni insegnanti, infatti, ritengono che i telefoni non debbano essere demonizzati, ma utilizzati anche a scuola, ovviamente con un certo criterio. “Credo che rendere un oggetto proibito significa aumentare la morbosità dei ragazzi. L’obiettivo della scuola non è vietarlo, perché diventerebbe oggetto attenzionato, ma farne un uso educativo e didattico“, ha dichiarato Daniela Crimi, preside del liceo Cassarà di Palermo.
Dello stesso parere è Carlo Braga, preside dell’ITC Salvemini di Casalecchio di Reno (Bologna): “Sottrarre i cellulari agli studenti all’ingresso a scuola, implicitamente, dichiara l’impotenza della scuola nel far rispettare eventuali regolamenti che prevedono il divieto di utilizzo e l’incapacità delle famiglie di educare i propri figli al rispetto delle regole“. Demonizzare il cellulare è sbagliato, ma tenere i ragazzi lontani dallo schermo per almeno cinque ore al giorno può essere considerata una scelta tanto crudele? Ai posteri l’ardua sentenza.