Quali sono le aziende che non hanno ancora abbandonato la Russia? Vediamo quali sono i brand che non hanno dato peso alla guerra in Ucraina.
Dopo l’esplosione della guerra in Ucraina e gli avvenimenti successivi, nel corso dei quali il presidente Vladimir Putin ha dato dimostrazione di non voler arretrare di un passo, molti brand hanno deciso di lasciare la Federazione. Vediamo, al contrario, quali sono le aziende che non hanno ancora abbandonato la Russia.
Russia: i brand che resistono
Da Pepsi a McDonald’s, passando per Coca-Cola, Zara e H&M: sono tante le aziende che hanno abbandonato la Russia. Dopo le posizioni sempre più dure assunte da Vladimir Putin nei riguardi della guerra in Ucraina, le saracinesche abbassate sparse in tutto il territorio della Federazione Russa aumentano di ora in ora.
Altri brand, invece, hanno deciso di continuare a fare affari con il Paese e, al momento, sono ancora attivi. Stando a quanto scrive Forbes, che a sua volta ha attinto le informazioni da una lista del professore Jeffrey Sonnenfeld, docente della Yale University, le compagnie che preferiscono non abbandonare la Russia sono poche, ma abbastanza distribuite nei vari settori ‘commerciali’.
Per quel che riguarda il turismo, sono diverse le catene che hanno mantenuto i loro alberghi in funzione. Accor, il più grande gruppo europeo, gestisce circa 55 hotel in tutta la Russia, con ben 2000 dipendenti, e non ha ancora preso le distanze dal conflitto esploso in Ucraina. Stessa cosa hanno fatto altri Big del settore, ovvero: Hilton (29 sedi), Marriott (10), Hyatt (6) e InterContinental (1).
Ecco alcune immagini dei negozi svuotati all’interno del centro commerciale Tsum di Mosca:
Le aziende che continuano a lavorare in Russia sono poche
Oltre al settore alberghiero, anche quello alimentare vanta qualche ‘superstite’. A non aver ancora abbandonato la Russia sono Nestlé, che nel 2020 ha fatturato 1,7 miliardi di dollari, Papa John’s, che possiede 185 negozi sparsi sul territorio, e Mars. Spostandoci nel ramo moda, troviamo il brand giapponese Uniqlo, che ha così motivato la sua decisione: “L’abbigliamento è una necessità della vita. Il popolo russo ha lo stesso diritto di vivere di noi“. Queste le parole che il ceo Tadashi Yanai ha fornito a Forbes su richiesta. Le altre aziende citate, invece, hanno preferito non commentare la propria scelta.