Uno studio dell’Università di Firenze su farfalle di cui da decenni si erano perse le tracce nel Parchi nazionali italiani ha dimostrato l’importanza della citizen science nella difesa della biodiversità.
Uno studio coordinato dall’Università di Firenze rivela che coinvolgere i cittadini scienziati nella difesa della biodiversità può aiutare gli specialisti a far riscoprire piante, animali e insetti che si credevano scomparse dai nostri ecosistemi. Lo studio si è basato sulla partecipazione degli appassionati di farfalle nel monitoraggio delle specie presenti nei Parchi nazionali italiani. I lepidotteri, infatti, sono estremamente sensibili ai cambiamenti ambientali innescati dagli esseri umani.
Cittadini scienziati riscoprono farfalle scomparse
Le farfalle vivono da tempi una situazione di pericolo. Il rischio estinzione deriva da inquinamento e cambiamenti climatici, deforestazione e agricoltura intensiva. La popolazione italiana di lepidotteri cala dell’1-2% all’anno. La loro scomparsa metterebbe a rischio gli equilibri naturali degli ecosistemi.
A scongiurare una possibile estinzione sono proprio i comuni cittadini. L’Università di Firenze è riuscita a raccogliere oltre 50.000 testimonianze per l’Italia grazie alle foto e alle informazioni su data e luogo degli scatti, postati dagli utenti sul sito di citizen science iNaturalist. Questa mole di dati si è rivelata molto superiore alle osservazioni che i ricercatori avrebbero potuto registrare durante le normali attività sul campo.
Grazie alla documentazione caricata dai semplici appassionati negli ultimi quattro anni, il team di ricerca dell’ateneo ha potuto confermare la presenza di farfalle di cui non si avevano avvistamenti da alcuni decenni. Tra gli esemplari dati per scomparsi c’è l’Hipparchia neomiris o Satiro corsicano, una specie polifaga endemica che è presente soltanto in poche isole in Italia.
L’Hipparchia neomiris, endemica in Sardegna, Corsica e nelle isole d’Elba e Capraia, non si vedeva dagli anni Ottanta a Capraia finché due cittadini l’hanno documentata nel 2019 e nel 2020. La ricerca, pubblicata sulla rivista Biodiversity and Conservation come caso virtuoso di citizen science, ha permesso di aggiornare gli indici di rischio di estinzione di 250 specie presenti nei Parchi nazionali italiani.
Citizen science: cos’è e perché è importante
Per citizen science si intende la scienza dei cittadini: l’attività partecipata che ogni persona può svolgere, a prescindere dal proprio curriculum scolastico o accademico, per aiutare la ricerca e la protezione ambientale. I progetti coprono una varietà innumerevole di aree: ecologia, climatologia, botanica, zoologia, ornitologia, entomologia, astronomia, sismologia, neuroscienze, biochimica.
“Per la comunità degli studiosi può essere difficile raccogliere i dati necessari per registrare l’andamento della presenza degli insetti, tanto che per alcune specie paventavamo l’estinzione da alcuni Parchi nazionali in quanto mancavano conferme da decenni”, spiega Leonardo Dapporto, il responsabile dello studio e ricercatore di Zoologia dell’università toscana.
“Le osservazioni dei cittadini scienziati ci fanno capire che la situazione è più rosea di quella descritta dalla letteratura scientifica. Complessivamente, infatti, abbiamo abbassato di circa 11% l’alert relativo alle farfalle presenti nei Parchi naturalistici italiani”, aggiunge Dapporto. “Questo aspetto è di grande importanza e attualità: capire i limiti e i punti di forza della scienza fatta dai e con i cittadini è un aspetto molto attuale della ricerca scientifica”, conclude Alessandro Cini, ricercatore del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa.