Improntata al riuso e all’economia circolare e all’impiego di donne fragili, Manigolde è un laboratorio sartoriale che a Finale Emilia sta facendo qualcosa di unico e rivoluzionario.
L’usato di qualità e gli oggetti di seconda mano non rinascono soltanto come gettonati regali pre-loved. A Finale Emilia, comune in provincia di Modena, gli abiti usati e i vestiti vecchi ritrovano una seconda vita grazie al progetto Manigolde, ideato e realizzato dall’associazione Mani Tese, organizzazione no-profit che da oltre cinquant’anni si batte per la giustizia sociale, economica, ambientale ed educativa nel mondo.
Manigolde, Finale Emilia ha una bottega cambia-moda
Avviato nell’estate del 2020, Manigolde è un vero e proprio laboratorio di sartoria sociale: le sarte sono donne con fragilità che riciclano i capi dismessi o scartati dai cittadini comuni che li donano all’associazione. A quel punto ritagliano e ricuciono gli abiti e li reinventano trasformandoli in altri vestiti o in accessori diversi.
Manigolde ha una duplice finalità: da un lato, inserire nel mondo del lavoro donne colpite da povertà oppure con disabilità o depressione; dall’altro, usare nuovamente materiale che altrimenti andrebbe buttato. “Inclusione e sostenibilità sono al centro del progetto — si legge sul sito ufficiale — in quanto, da una parte creiamo opportunità di lavoro per persone in difficoltà inserendole in un percorso formativo, esperienziale e paritario. Dall’altra recuperiamo materiali di scarto donati, da privati o aziende, per dargli una seconda possibilità”.
Le due collezioni di Manigolde si chiamano Emani e Rimani e “non si adeguano alla logica attuale dell’industria della moda con i suoi danni e i suoi sprechi”. Emani è composta da abiti realizzati con eccedenze di tessuti, cerniere, ritagli e bottoni. Rimani reiventa capi già esistenti per trasformarli in pezzi unici.
“Il risultato deve essere bello, il lavoro deve essere fatto con cura — raccontano le volontarie Gaia Barbieri e Marinella Pignatti al Corriere della Sera —. Ciò che viene scartato riprende vita, diventa bello e accattivante. Seguendo questa filosofia la bellezza non è mai sinonimo di frivolezza”.
Come funziona e chi sostiene Manigolde
Le sarte intraprendono il percorso grazie ai servizi sociali con la possibilità di svolgere un tirocinio formativo regionale e sono affiancate da esperte del settore ed educatrici professioniste. Inoltre, grazie ad un percorso di architettura partecipata, Mani Tese è riuscita ad accendere un mutuo di oltre 300.000 euro con Banca Etica e a costruire la sede fisica di Manigolde a via per Camposanto.
La sartoria è stata sostenuta per l’acquisto dei macchinari da realtà importanti del territorio come la Fondazione Cassa di Risparmio di Mirandola, la Fondazione Cattolica Assicurazioni, la Fondazione di Modena e l’azienda Mantovanibenne. Nell’ambito del progetto Ricucire il futuro, Manigolde ha anche collaborato con la sartoria Renascer Alfaiataria di Antula, un quartiere di Bissau, per uno scambio di conoscenze ed esperienze.