Quando le temperature iniziano a scendere, la differenza tra una casa ben isolata e una che disperde calore si avverte subito. C’è chi aumenta i gradi del termostato, chi cerca soluzioni rapide e chi, guardando le pareti più fredde, si chiede se esista un rimedio efficace senza interventi invasivi. Da qualche anno, il cappotto termico interno è diventato la risposta più gettonata, soprattutto negli appartamenti dove non si può toccare la facciata esterna.
La sua forza sta nella semplicità: pannelli applicati dall’interno che creano una barriera contro le dispersioni. Una tecnica che molti immaginano complessa, ma che in realtà nasce con un principio elementare. Limitare lo scambio tra dentro e fuori significa consumare meno e vivere meglio. La parte interessante è che questa soluzione, oltre a essere economica, si adatta facilmente a spazi già abitati.
Ed è proprio qui che lo spessore dei pannelli diventa decisivo. Perché un cappotto interno può funzionare molto bene, o praticamente per niente, a seconda di pochi millimetri di differenza.
Cappotto termico, lo spessore che fa la differenza
Si applicano pannelli isolanti direttamente sulle pareti fredde, scegliendo tra materiali come lana di roccia, polistirene, sughero o poliuretano. Tutti validi, ma con una resa diversa a seconda della loro conducibilità termica. Il motivo è più semplice di quanto si pensi: più basso è il valore λ, migliore è l’isolamento ottenuto a parità di spessore.
La tentazione è spesso quella di scegliere pannelli molto sottili per non perdere superficie abitabile. È comprensibile, ma rischioso. Spessori inferiori ai 3 centimetri offrono un beneficio minimo, quasi impercettibile in bolletta. Già tra i 4 e i 6 centimetri le prestazioni cambiano sensibilmente, soprattutto nelle stanze esposte a nord. Con materiali performanti, questo intervallo rappresenta la scelta più equilibrata tra comfort e ingombro.

Quando si aumentano gli spessori oltre i 7-8 centimetri, l’isolamento diventa davvero efficace, ma solo se la parete può gestire correttamente la traspirabilità. E qui entra in gioco un altro aspetto cruciale: la compatibilità tra materiale isolante e umidità dell’ambiente. Un pannello sbagliato può favorire la formazione di condensa e muffe, compromettendo l’intervento. Questo piccolo dettaglio fa davvero la differenza tra un investimento fruttuoso e uno da rifare.
Il ciclo di posa è relativamente semplice, ma richiede precisione. Dalla preparazione della superficie alla stesura dell’adesivo, dall’allineamento dei pannelli alla finitura con intonaco traspirante, ogni fase contribuisce alla resa finale. Chi non ha molta esperienza rischia di creare ponti termici che annullano parte del lavoro. Per questo, quando l’abitazione presenta pareti umide o irregolari, l’occhio di un tecnico può evitare errori costosi.
Per cui il segreto per evitare sprechi di denaro è tempo è quello non solo di affidarsi a professionisti ma soprattutto di assicurarti che lo spessore dei pannelli sia oltre o 7-8 cm. Solo in questo modo avremo grandi risultati per un inverno sereno e meno dispendioso.