Umberto Grella: “Un pasticcio all’italiana scritto da inesperti un po’ populisti”.
Sul piatto ci sono circa 18,5 miliardi di euro di cui lo Stato si farà garante: l’impulso economico del Piano nazionale di ripresa e resilienza a cui si aggiungono le risorse per il Superbonus 110%, dedicato ai lavori di ristrutturazione per l’efficientamento energetico e la caratura antisismica degli stabili.
Ma al di là dei dubbi e delle critiche rivolte all’agevolazione fiscale riguardanti frodi e sfruttamento della mano d’opera, ci sono altri elementi da analizzare e altri temi che pian piano emergono. Di certo, come più volte dichiarato anche dal Ministro dello Sviluppo, Giancarlo Giorgetti, lo Stato ha messo molti soldi nel settore dell’edilizia per dare un sostegno nella fase più dura della pandemia e ciò ha contribuito e contribuisce alla crescita, ma adesso si sta drogando un settore in cui manodopera e offerta di imprese sono limitate. Tutto ciò sta generando un aumento dei prezzi, sta facendo aumentare l’inflazione e sta portando inoltre risultati esigui da un punto di vista economico e materiale, dato che l’intervento ha riguardato solo lo 0,82 % dei condomini e lo 0,54% degli edifici unifamiliari.
Ma c’è di più. A parlarcene è Umberto Grella, avvocato amministrativista esperto nei rapporti e nei contenziosi tra cittadino e pubblica amministrazione riguardanti temi urbanistici, dell’edilizia e di real estate.
Cosa ne pensa del superbonus 110%? Che cosa è accaduto sul mercato, che impatto ha avuto e cosa bisognerebbe fare oggi?
“Un pasticcio all’italiana scritto da inesperti un po’ populisti. Ma – eterogenesi dei fini – ha consentito ai ricchi di sistemare le loro ville con i soldi delle tasse dei poveri e ha drogato il mercato delle costruzioni. Fantastici questi Robin Hood all’amatriciana… Ho consigliato ad alcuni clienti di non avvalersene sia perché accompagnato da norme fumose con grave rischio di denunce penali e fiscali successive, sia perché immorale. Mi pareva già sufficiente il bonus 50% per rilanciare l’edilizia. Così invece si rilanciano solo i prezzi dell’edilizia e si stimolano una serie di frodi colossali, come denunciato giustamente dal Ministro Franco. Da eliminare senza indugio: confido nel Presidente Mario Draghi”.
Settore edilizio: quali conseguenze prevede nel lungo termine?
“Nel settore immobiliare è facile immaginare un crollo dei valori degli uffici e del terziario in genere. Nel commercio il fenomeno ora episodico dei temporary shops aumenterà notevolmente, di fronte all’incremento parallelo delle vendite da remoto e dell’e-commerce. Aumenteranno anche gli spazi di coworking con più utenti anche di professioni diverse o gli spazi di lavoro con postazioni da affittare solo in alcuni giorni e periodi. Il concetto di ufficio tradizionale comincia a diventare vetusto. Meno ristoranti e meno bar. Molti spazi vuoti da reinventare. Si amplieranno gli episodi di uso temporaneo. Vi sarà molto spazio per gli artisti e i creativi per reinventare brani di città. Il che è sempre un bene. Solo l’arte e il bello possono salvare il mondo”.
In che modo la sua area di competenza si incrocia con il tema del ripensamento degli spazi urbani e perché il suo punto di vista è piuttosto privilegiato sull’argomento?
“Sono un avvocato amministrativista esperto nei rapporti e nei contenziosi tra cittadino e pubblica amministrazione, con particolare focus sul tema urbanistico, edilizio e del real estate. Ho anche vissuto esperienze come amministratore pubblico e come project manager di interventi edilizi. Ho anche disegnato progetti urbanistici ed edilizi perché l’architettura è una mia passione. Sono consulente di imprese, professionisti e del Consiglio Nazionale dei Geometri. Insomma un mix di esperienze particolari che mi consente di affrontare le problematiche della rigenerazione urbana con una visione d’insieme. Una competenza ed una specializzazione sperimentata sul campo, anche con il caschetto di cantiere”.
Il Covid ci obbliga a ripensare lo spazio urbano: in che modo?
“Una piccola rivoluzione. La città improvvisamente diventa un po’ meno attrattiva e si riscopre la possibilità di vivere anche in periferia, specie se in zone verdi, rurali ed ambientali. Come il sottoscritto che opera a Canonica Lambro nel verde della Brianza e tutte le mattine scopre la vallata con il bosco del Pegorino diversa, ogni giorno un paesaggio, luci e colori diversi. Si riduce verso le città il traffico e l’afflusso di pendolari, che migliorano la qualità della loro vita. Le riunioni in presenza sono diventate quasi una eccezione, tutti si vedono su Teams o Zoom. Perfino le cause si fanno davanti ad uno schermo e non in Tribunale. Lo spazio urbano si trasformerà di conseguenza, meno uffici in città, più appartamenti con spazi dedicati al lavoro da remoto e con ampi balconi o giardini. L’impatto psicologico del Covid è stato notevole e ha cambiato la mentalità dei cittadini ed il loro modo di vivere e lavorare. Ma è solo l’inizio. Tra poco andremo in centro con un drone atterrando nel drone-porto su qualche terrazzo e godendoci il paesaggio dall’alto. Senza ingorghi”.
Come si immagina le città del futuro?
“Il mondo va sempre avanti, non ha senso la nostalgia del passato, saranno migliori e più vivibili di quelle di oggi. E molto diverse”.
Secondo lei, come Paese, siamo preparati per il futuro?
“No, ma consoliamoci nessuno lo è. È questo il bello del futuro, la sua imprevedibilità e il fatto che ci costringe ad adattarci e a cambiare i nostri schemi”.
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ultimo aggiornamento: 16-03-2022