Il tema della tutela dei lavoratori è un argomento sempre più discusso, negli ultimi anno sono state diverse le parti che si sono interessate. In particolare, col 2026 ormai alle porte, si parla dei casi di insolvenza aziendale, alla luce anche delle più recenti pronunce della Corte di Cassazione.
Il Fondo di Garanzia TFR rappresenta da anni uno strumento essenziale per garantire ai dipendenti il pagamento del Trattamento di Fine Rapporto. Molti lavoratori, però, si trovano ancora in difficoltà nel comprendere quando interviene l’INPS e quali condizioni siano necessarie per ottenere la prestazione.
TFR, adesso l’INPS sarà costretta a pagare
La decisione della Cassazione offre quindi un chiarimento importante che rafforza la protezione previdenziale a carico dei lavoratori con datori insolventi a causa fallimento. Il caso riguarda un lavoratore coinvolto in una vicenda societaria, nata da una scissione che aveva portato alla creazione di una nuova azienda poi fallita.

Il dipendente aveva visto il proprio credito per TFR e retribuzioni riconosciuto nel passivo fallimentare, ma si era trovato col dubbio su chi dovesse pagare. La presenza di una società originaria ancora esistente aveva spinto l’INPS a sostenere che il lavoratore dovesse prima tentare di recuperare le somme dal soggetto.
La questione è così arrivata fino alla Corte di Cassazione, che come sempre ha espresso la sua decisione sulla base dell’interpretazione corretta della legge. La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale, l’obbligazione del Fondo di Garanzia TFR è autonoma e non subordinata alla preventiva escussione di altri debitori.
Il Fondo nasce per garantire un accesso diretto alla prestazione, evitando che il lavoratore debba affrontare percorsi giudiziari complessi e incerti. La presenza di un coobbligato, come nel caso in questione, non limita né ritarda il diritto del dipendente a ottenere il pagamento dall’INPS.
Sul motivo del ricorso relativo al presunto superamento dei massimali previsti dalla legge, la Corte ha osservato che le sentenze precedenti avevano già fatto chiarezza. Il pagamento sarebbe avvenuto entro i limiti stabiliti, in quanto l’INPS non aveva fornito alcuna prova concreta del superamento di tali soglie.
La decisione conferma quindi che il Fondo deve intervenire quando il datore è insolvente, garantendo al lavoratore una risposta rapida e certa. Questa pronuncia rafforza un principio chiave, il Fondo di Garanzia TFR non è una tutela residuale, ma un meccanismo diretto pensato per proteggere i diritti.
L’INPS non può rifiutare il pagamento sostenendo l’esistenza di altri debitori, né può imporre al dipendente di avviare ulteriori azioni legali. Il sistema previdenziale assicura così una protezione immediata, evitando che operazioni societarie complesse o fallimenti successivi compromettano il diritto al TFR.