L’Unione Europea continua a confrontarsi con la questione della regolamentazione digitale, ponendo al centro del dibattito WhatsApp.
L’Unione Europea continua a confrontarsi con la complessa questione della regolamentazione digitale, ponendo al centro del dibattito il futuro di WhatsApp e la tutela delle comunicazioni private. Recenti sviluppi sul fronte legislativo europeo hanno visto un’importante svolta nella discussione relativa al contrasto della diffusione di materiale pedopornografico attraverso piattaforme di messaggistica istantanea, che coinvolgono direttamente le modalità di controllo dei contenuti scambiati dagli utenti.
Il nuovo regolamento europeo e la salvaguardia della privacy nelle chat private
Il percorso legislativo verso un regolamento europeo più efficace e al contempo rispettoso dei diritti degli utenti ha subito un’accelerazione significativa grazie all’appoggio della Germania, arrivato dopo settimane di incertezza. La principale novità riguarda la rinuncia all’obbligo per piattaforme come WhatsApp e Telegram di effettuare la scansione automatica dei messaggi privati cifrati end-to-end. Questo cambiamento ha sbloccato un impasse cruciale, permettendo alla proposta normativa di superare il voto del Coreper, l’organismo che rappresenta i 27 Stati membri dell’UE.

L’assenza di un controllo automatico e obbligatorio rappresenta un passo importante per la tutela della riservatezza, poiché le aziende saranno ora libere di scegliere se implementare o meno strumenti tecnologici di monitoraggio dei contenuti illegali. Tuttavia, questa libertà di scelta non è stata accolta unanimemente: Repubblica Ceca, Paesi Bassi e Polonia si sono opposte, mentre l’Italia ha optato per l’astensione, confermando una linea prudente già adottata in precedenti votazioni.
Il testo normativo è ora in attesa di una decisione definitiva da parte del Consiglio dell’Unione Europea, prevista per l’8 o il 9 dicembre 2025, con un voto diretto e senza possibilità di ulteriori emendamenti. Qualora ottenesse l’approvazione, si aprirebbe la fase dei triloghi, l’ultimo passaggio prima della ratifica ufficiale.
Al centro del dibattito europeo si colloca la questione cruciale delle tecnologie invasive utilizzate per il controllo dei contenuti in piattaforme come WhatsApp. L’adozione di meccanismi di scansione sui messaggi cifrati rappresenta un dilemma che divide governi, imprese e associazioni per la tutela dei diritti digitali.
Da una parte, le autorità e parte dell’opinione pubblica spingono per strumenti sempre più sofisticati capaci di individuare tempestivamente contenuti illegali, in particolare materiale pedopornografico, considerato un obiettivo prioritario. Dall’altra, si levano forti preoccupazioni riguardo all’erosione della privacy e alla possibile perdita di fiducia degli utenti nelle piattaforme digitali.
La tecnologia di cifratura end-to-end, che garantisce che solo mittente e destinatario possano leggere i messaggi, è infatti un baluardo contro ogni forma di intercettazione non autorizzata. L’obbligo di inserire sistemi di monitoraggio automatico rischierebbe di compromettere questa sicurezza, introducendo vulnerabilità che potrebbero essere sfruttate anche da attori malevoli. Inoltre, per le aziende coinvolte si tratterebbe di un investimento oneroso e di difficile implementazione, che potrebbe non essere sempre compatibile con le strategie commerciali e di tutela della privacy adottate dalle singole piattaforme.