La maternità può rappresentare un momento di gioia, ma anche un periodo di profonda depressione tra baby blues e la teoria del “good enough”.
La maternità è un’esperienza che trasforma la donna nel profondo, spesso percepita come un binomio di intensità e meraviglia. Mediante una certa idealizzazione, la maternità pone la neo-mamma in un ruolo quasi angelico, nel quale è capace di affrontare, con grazia e sorriso, le sfide legate all’accudimento neonatale. La realtà – però – è molto diversa, in quanto, dopo il parto, possono emergere sentimenti di oppressione e inadeguatezza, di fronte a un cambiamento di vita così drastico.
Maternità e Baby Blues, comprensione e superamento
Contrariamente al mito che parla di una felicità incondizionata, diventare madre comporta un considerevole stress psicofisico, a partire dal parto fino ai giorni successivi.
Le fluttuazioni ormonali e le sfide quotidiane possono scatenare una forma di malinconia nota come “baby blues” o “maternity blues“, un fenomeno che colpisce circa il 70-80% delle neomamme, come riportato dal Ministero della Salute nella sezione “Salute della donna” del 2023.
Tra i sintomi accertati ci sono instabilità emotiva, tristezza immotivata, irritabilità e disturbi del sonno. Solitamente, il baby blues si palesa intorno al terzo giorno post-parto e tende a risolversi entro due settimane, per questo si differenzia dalla depressione post-partum.
Se i sintomi persistono, però, è essenziale cercare un supporto professionale. Per mitigare questi disagi, è fondamentale che la madre dedichi tempo al proprio benessere, condivida i carichi di responsabilità, mantenga un rapporto attivo con il partner e si apra al dialogo con altre donne che condividono esperienze simili.
Equilibrio materno tra stereotipi e aspettative
Uno studio pubblicato sul Journal of Reproductive and Infant Psychology ha esaminato come la maternità possa suscitare sentimenti di smarrimento a causa delle aspettative culturali e degli stereotipi. Queste pressioni possono creare un divario tra realtà e aspettative, lasciando le donne schiacciate sotto il loro stesso peso.
Betty Friedan, nel suo saggio del 1963, “La mistica della femminilità“, ha messo in luce la dissoddisfazione comune tra le donne americane degli anni ’60, spesso costrette a sacrificare aspirazioni professionali in favore di un ruolo esclusivamente materno e domestico. Questa situazione ha stimolato un movimento femminista che ha sfidato i costrutti sociali legati alla maternità.
Oggi, anche se la maternità non esclude automaticamente la partecipazione alla vita sociale e professionale, i compromessi richiesti sono ancora difficili da attuare.
Uno studio di Save the Children del 2023, intitolato “Le equilibriste“, mostra come la maternità influenzi più frequentemente le donne nella scelta di lasciare il lavoro, ridimensionare la carriera e optare per impieghi part-time.
La madre ‘sufficientemente brava’
Il concetto del “good enough mother” di D. W. Winnicott indica un equilibrio tra una presenza materna attenta e l’emergere graduale di lievi frustrazioni nel bambino.
Tale approccio mira a promuovere un sano sviluppo emotivo del bambino, senza soffocarlo con attenzioni eccessive.
Per il benessere di madre e figlio, è fondamentale trovare un equilibrio tra vita domestica e impegni esterni.
Iniziative quali il congedo parentale maschile e i podcast che normalizzano le sfide della maternità offrono – in tal senso – prospettive positive. “Mamme a Nudo“, ad esempio, è un podcast che dà voce alle esperienze di madri con diversi background sociali e professionali.
Riproduzione riservata © 2024 - LEO
ultimo aggiornamento: 18 Gennaio 2024 17:48