Piemonte e Svizzera hanno trovato un accordo sulle pratiche per ottenere la denominazione di Indicazione geografica protetta per il famoso cioccolatino.
La guerra del cioccolato tra il Piemonte e la Svizzera per la denominazione di Indicazione geografica protetta del gianduiotto è finita. La Regione del governatore Alberto Cirio ha trovato un accordo con Lindt, nome di punta dei produttori elvetici di cioccolato e proprietaria di Caffarel. La multinazionale di Kilchberg non si opporrà al riconoscimento del marchio IGP per il cioccolatino più famoso d’Italia, inventato nel 1865. Ma com’è nato questo conflitto e soprattutto perché?
Guerra del cioccolato: pace fatta sul gianduiotto
Alla fine del 2023, la Regione Piemonte e il Comitato del gianduiotto IGP avviano le pratiche per ottenere la denominazione di Indicazione geografica protetta. Il cioccolatino è nato a Torino Porta Susa, porta la firma di Pier Paul Caffarel e continua a essere prodotto con le nocciole piemontesi IGP nella fabbrica di Luserna San Giovanni in Val Pellice.
Il gruppo Lindt & Sprüngli, però, vuole avere voce in capitolo dal momento che nel 1997 ha acquistato Caffarel. La multinazionale vuole rivedere la ricetta italiana del gianduiotto e chiede alle aziende produttrici una serie di modifiche alla versione originale. Durante alcune consultazioni con le associazioni di categoria per formulare la proposta da presentare all’Unione Europea e ottenere la certificazione, i cioccolatai svizzeri pretendono l’aggiunta di latte in polvere e l’abbassamento della percentuale minima di nocciole utilizzate, dall’attuale 30% al 28%.
Le richieste di modifica alla formula vincente del gianduiotto non piacciono per niente al Piemonte e al Comitato, che accusano Lindt di volere il latte in polvere e meno nocciole non per una questione di gusto ma per ragioni puramente economiche. In un comunicato diffuso ai media, l’azienda svizzera ribatte: è favorevole alla proposta di riconoscimento IGP e chiede di poter arrivare ad una “soluzione comune” trovando un “accordo di valore”.
Grazie al dietrofront di Lindt, l’accordo arriva dopo tre mesi di contrattazioni. Benedict Riccabona, l’amministratore delegato della filiale italiana, concede il via libera al Piemonte ma ad una condizione: l’azienda svizzera non aderirà formalmente al riconoscimento IGP del gianduiotto. Quindi Lindt continuerà a produrre il cioccolatino con il marchio Caffarel “Gianduia 1865 – L’autentico gianduiotto di Torino”, ma col latte in polvere e una quantità inferiore di nocciole piemontesi.
Gianduiotto originale Caffarel: trovato l’accordo
“Siamo molto soddisfatti dell’incontro che si è svolto presso il Palazzo della Regione Piemonte alla presenza del Presidente Alberto Cirio e di alcune aziende produttrici del gianduiotto in Piemonte, che tengo a ringraziare per l’ascolto e la condivisione delle reciproche istanze”, spiega Riccabona in una nota.
“Confidiamo di poter presto arrivare al raggiungimento di un accordo condiviso per la valorizzazione del gianduiotto in Italia e nel mondo. Continueremo nelle prossime settimane le conversazioni con la Regione Piemonte, il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste e il Comitato promotore, sugli aspetti tecnici necessari per formalizzare il consenso emerso”, conclude il CEO austriaco.
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ultimo aggiornamento: 26 Febbraio 2024 12:44