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Svolta disoccupati, per chi ha questo requisito ora è facilissimo trovare lavoro: boom di assunzioni

Il mercato del lavoro per i laureati italiani mostra finalmente segnali di miglioramento significativi, come evidenziato dall’ultimo Rapporto AlmaLaurea 2025.

Dopo un decennio di difficoltà, cresce il tasso di occupazione per i neolaureati, con una ripresa che interessa molte facoltà, seppur con differenze marcate tra ambiti tecnico-scientifici e umanistici. In particolare, l’Università di Trieste si conferma come una delle realtà più virtuose del Paese, con risultati occupazionali e retributivi superiori alla media nazionale.

L’analisi di circa 700.000 laureati provenienti da 81 atenei italiani mostra una svolta importante nel mercato del lavoro post-universitario. A un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione raggiunge il 78,6%, il valore più alto dopo oltre dieci anni di difficoltà legate a crisi economiche e pandemia. La situazione migliora ulteriormente a tre e cinque anni dalla laurea, con oltre il 90% dei laureati che trova un’occupazione stabile a medio termine.

Il settore STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics) guida questa ripresa con percentuali di inserimento lavorativo molto elevate. Ingegneria industriale e dell’informazione si attestano al 92,9% di occupazione a un anno e al 95,6% a cinque anni, seguite da informatica e ICT con tassi intorno al 94% a cinque anni. Anche il comparto medico-sanitario e farmaceutico conferma solidità, con occupazione superiore al 93% a cinque anni dal titolo.

Altri settori tecnici come architettura, economia, agraria, veterinaria e scienze motorie mostrano performance incoraggianti, con tassi di occupazione medi intorno all’85-90%. La crescente domanda di competenze digitali e tecnologiche, combinata con soft skill, spiega la vitalità di questi ambiti.

Le difficoltà e le opportunità negli ambiti umanistici e sociali

Nonostante i miglioramenti, permangono differenze significative tra discipline. Le facoltà umanistiche, linguistiche, psicologiche e giuridiche registrano tassi di inserimento meno immediati, con meno del 60% di occupati a dodici mesi dalla laurea nel settore giuridico, anche se il dato cresce fino ad oltre l’84% a cinque anni. Simili recuperi si osservano in letteratura e psicologia, grazie all’incremento di specializzazioni, master e tirocini post-laurea.

Il Rapporto AlmaLaurea sottolinea come la formazione umanistica mantenga un ruolo strategico in contesti lavorativi che richiedono capacità analitiche, linguistiche e relazionali avanzate, anche se la stabilizzazione professionale richiede tempi più lunghi rispetto agli ambiti tecnico-scientifici.

Tra le università italiane, l’Università di Trieste si distingue per la qualità formativa e l’efficacia nell’inserimento lavorativo. Secondo il XXVII Rapporto AlmaLaurea, il 2025 conferma come UniTS superi la media nazionale e regionale in termini di occupazione e retribuzione.

A un anno dalla laurea triennale, l’84,8% dei neolaureati non prosegue gli studi e risulta occupato, rispetto al 78,6% nazionale. Per i magistrali, il tasso occupazionale raggiunge l’86,9%. A cinque anni, l’occupazione si attesta al 93%, superando sia il dato regionale del Friuli Venezia Giulia (92,7%) che quello italiano (89,7%). La retribuzione media netta mensile si posiziona sopra la media nazionale, con 1.522 euro per i triennali e 1.607 euro per i magistrali al primo anno, salendo fino a quasi 2.000 euro a cinque anni.

UniTS attrae un elevato numero di studenti da fuori regione (41,5%) e da altri Paesi (4,8%), segno della sua crescente attrattività internazionale. La qualità della formazione si riflette anche nell’ampio ricorso ai tirocini curricolari (62,9% dei laureati) e nella mobilità internazionale, con il 13,2% degli studenti che partecipa a esperienze di studio all’estero, superando le medie nazionali e regionali.

Il livello di soddisfazione degli studenti è elevato: l’88,7% si dichiara soddisfatto del percorso universitario, con giudizi positivi anche sul rapporto con i docenti e sulle infrastrutture.

Nonostante i progressi, una questione rilevante è il cosiddetto mismatch, cioè il disallineamento tra il percorso di studi e le competenze richieste dal mercato del lavoro. Nel 2025 oltre il 30% dei laureati occupati svolge attività non coerenti con la propria laurea, con una incidenza maggiore tra chi proviene da discipline umanistiche e sociali.

A un anno dalla laurea, il 39,3% dei laureati triennali e il 31,9% dei magistrali lavorano in settori diversi dal proprio ambito di formazione. Dopo cinque anni, questa percentuale si riduce ma rimane significativa, coinvolgendo circa un quarto dei laureati. Questo fenomeno riflette sia la complessità del mercato del lavoro sia la necessità di adattare continuamente l’offerta formativa alle esigenze produttive.

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ultimo aggiornamento: 11 Dicembre 2025 11:39

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