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In carcere arriva il diritto all’intimità: approvate le linee guida

Le celle di una prigione

Il Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) ha accolto la pronuncia della Corte costituzionale e si prepara all’introduzione dei colloqui intimi.

Il Dap ha emesso una serie di linee guida per l’introduzione in carcere del diritto all’intimità. Con questa decisione, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria accoglie la pronuncia della Corte costituzionale che apre alla sessualità per i detenuti e le detenute. La sentenza della Consulta n. 10/2024, nata da un interrogativo sollevato da un giudice, riconosce la negazione dell’intimità come una lesione dei diritti che, per un dato periodo di tempo, vedono limitate le libertà personali.

In carcere arriva il diritto all’intimità

Nella Convenzione europea dei diritti dell’uomo, sono previste le visite coniugali a chi è in carcere. La Corte di Strasburgo, pur dichiarando che gli Stati non sono obbligati a riconoscere le visite intime, applica il principio di proporzionalità, ribadendo però che i detenuti e le detenute continuano a godere di tutti i diritti e le libertà fondamentali garantiti dalla Convenzione.

Il divieto di affettività in carcere è considerato illegittimo. L’Italia, con la sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato illegittimo l’articolo 18 della legge sull’ordinamento penitenziario nella misura in cui non contempla la possibilità per la persona detenuta di avere rapporti sessuali con il partner senza la presenza degli agenti di custodia, è stata chiamata ad adeguarsi alla normativa comunitaria.

La rete di una prigione
Dietro le sbarre arriva finalmente il diritto all’intimità

Fino ad oggi, nelle carceri italiane non c’è stato spazio per l’intimità. Il legislatore non ha mai approvato una norma sul riconoscimento formale del diritto al contatto fisico prolungato con il partner. Per anni le detenute e i detenuti hanno potuto soltanto abbracciare e baciare le persone in visita per pochi istanti, sotto stretta sorveglianza e in ambienti comuni privi di privacy.

Le relazioni affettive non ufficialmente registrate, per esempio quelle tra conviventi o tra persone dello stesso sesso, sono state ignorate o ancora peggio ostacolate. Il nuovo modello da seguire è quello che arriva da nazioni europee come la Francia e la Germania, la Spagna e i Paesi Bassi, la Svezia, la Norvegia e la Danimarca, dove c’è la possibilità di incontrare il proprio partner per poter avere momenti di intimità.

Sesso in carcere: le nuove linee guida

Le linee guida introdotte dal Dap prevedono innanzitutto l’introduzione dei colloqui intimi, ovvero incontri riservati (quindi in uno spazio privato non affollato) tra il detenuto o la detenuta e il proprio partner, che sia il coniuge o la coniuge oppure la persona che convive civilmente con chi è detenuto. Il tutto senza la presenza visiva del personale di sorveglianza. Naturalmente questo tipo di visita è concessa quando non lo precludano superiori ragioni di sicurezza.

La priorità è riservata a chi non beneficia di ulteriori sconti di pena oppure a chi è in carcere da più tempo e quindi ha visto negato per anni il diritto all’intimità. Quindi, a partire dai prossimi mesi, i colloqui intimi saranno garantiti in 32 istituti di pena sparsi su tutto il territorio nazionale. L’auspicio per il futuro è che, risolvendo il problema del sovraffollamento e aumentando le possibilità lavorative, si possa allargare questo diritto a tutti e 190 gli istituti penitenziari italiani.

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ultimo aggiornamento: 17 Aprile 2025 12:04

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