Le batterie agli ioni di litio, considerate un simbolo green, sono davvero il futuro? Ecco su quali materie prime puntare nei settori della tecnologia, della mobilità elettrica e delle rinnovabili.
Tutte le batterie dei veicoli ibridi e dei dispositivi elettronici di uso quotidiano, dagli smartphone ai portatili, contengono litio, cobalto, nichel e grafite. Questi minerali rappresentano il presente per colossi della comunicazione come Apple, Google e Microsoft, ma anche il futuro per chi vuole investire e produrre “verde”. La crisi del petrolio e il passaggio rapido alle rinnovabili stanno mettendo in evidenza il ruolo centrale che hanno le batterie agli ioni di litio per le energie sostenibili.
Litio: dove si trova e a cosa serve
Il prezzo del litio è aumentato del 64% dal 2011 al 2020. Oggi il mercato è appannaggio della Cina, che ha acquisito un ruolo dominante sulla sua estrazione, in particolare nella cave di Kolwezi della Repubblica Democratica del Congo. Ma Elon Musk, il boss di Tesla, non è da meno e ha acquisito una licenza estrattiva del litio in Nevada per le sue auto elettriche.
Il litio è il “nuovo oro bianco”, considerato una risorsa naturale strategica fondamentale per cambiare la matrice energetica della mobilità che verrà. Bloomberg New Energy Finance stima che il mercato delle batterie al litio vale 116 miliardi di dollari all’anno e potrebbe raggiungere i 546 miliardi nell’arco dei prossimi quindici anni.
Litio, problemi in vista
Se l’estrazione del litio è un campo sempre più florido, negli ultimi tempi sono sorti diversi problemi ambientali, sociali e giuridici legati ad esso, come testimonia l’Osservatorio plurinazionale delle saline andine. Lo sfruttamento minorile e dei lavoratori congolesi si unisce infatti ai danni agli ecosistemi, in particolare nel Salar de Atacama, nel nord Cile, dove si estrae quasi il 30% di tutte le riserve mondiali di litio. Accanto al metallo alcalino diventato simbolo green stanno quindi emergendo altre tecnologie per le batterie.
Le batterie agli ioni di litio, inoltre, non consentono uno stoccaggio a lunga durata. La media è di 2-4 ore di energia. La svolta è rappresentata dalle batterie al vanadio, che consentono di immagazzinare fino a 10 ore di energia autonoma.
Vanadio, cos’è e come funziona nelle batterie
Le batterie di flusso redox (VRB) possiedono un numero potenzialmente infinito di cicli, alta efficienza e bassi costi di manutenzione. Il problema, fino ad oggi, sono stati i suoi costi, ma un recente studio del MIT ha utilizzato la chitina, un polisaccaride che si trova nei gusci dei gamberetti. Potrebbe diventare una batteria naturale e a bassissimo costo.
Uno studio di un gruppo di ricercatori dell’University of Southern California (USC), pubblicato sul Journal of the Electrochemical Society, ha messo a punto recentemente un’altra versione innovativa di batteria al vanadio, basata su materiali a basso costo (solfato di ferro e AQDS) e facilmente disponibili.
Terra rare: quali sono e perché valgono tanto
Ma c’è anche un altro prezioso minerale sul quale è consigliabile investire: le cosiddette “terre rare“.
Le terre rare sono un gruppo di 17 elementi chimici le cui applicazioni sono innumerevoli nel campo dell’elettronica: il neodimio, il lantanio, il disprosio e il terbio si usano per la produzione delle auto ibride; gli altri per i microchip, i computer e i telefoni, le fibre ottiche e gli schermi a colori. Il maggior produttore di terre rare è la Cina, che ha ridotto le esportazioni rendendo questi metalli sempre più preziosi.
Il VanEck Vectors Rare Earth/Strategic Metals ETF offre un punto di vista efficace sull’investimento in questo settore. Recentemente, infine, una ricerca condotta da un gruppo di scienziati della Waseda University di Tokyo, pubblicata negli Scientific Reports di Nature, rivela l’esistenza di un giacimento potenzialmente infinito di terre rare sui fondali marini giapponesi. Una scoperta che, se confermata, potrebbe dare una svolta definitiva nella transizione energetica e digitale.
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ultimo aggiornamento: 19 Gennaio 2021 10:03