Pagare puntualmente le spese condominiali, partecipare alle assemblee e rispettare le regole è sempre stato il comportamento “giusto”. Eppure, con la nuova riforma del condominio attualmente in fase avanzata di approvazione, questo equilibrio rischia di saltare. Le nuove norme, pensate per rendere più efficiente la gestione degli edifici, stanno sollevando critiche sempre più forti perché sembrano colpire proprio chi si comporta correttamente. Il paradosso è evidente: la riforma nasce con l’obiettivo di modernizzare il sistema, ma nella pratica potrebbe tradursi in un aggravio di costi, responsabilità e rischi per i condomini più diligenti.
Creditori più forti, condomini più esposti
Uno dei cambiamenti più controversi riguarda i rapporti con i fornitori. Finora, in caso di debiti condominiali, i creditori erano tenuti a rivalersi prima sui morosi e solo successivamente sui condomini in regola. Questa tutela verrebbe eliminata.
Con le nuove regole, chi fornisce servizi o lavori al condominio potrà agire immediatamente contro i condomini puntuali nei pagamenti. Una scelta che, di fatto, rende più semplice colpire chi è solvibile, evitando il rischio di recuperare somme da debitori cronici spesso nullatenenti. Un altro punto chiave riguarda le modalità di pagamento delle quote condominiali.
La riforma impone l’uso esclusivo del bonifico bancario, eliminando qualsiasi possibilità di pagamento in contanti, a prescindere dall’importo. Se oggi il contante è consentito fino a una certa soglia, domani ogni versamento dovrà passare dal sistema bancario. Una misura che aumenta la tracciabilità, ma che introduce anche costi e rigidità, favorendo l’intermediazione degli istituti di credito senza reali benefici per la vita condominiale.

Sorprendentemente, la riforma finisce per agevolare anche chi non paga. Attualmente l’amministratore ha l’obbligo di agire contro i morosi entro sei mesi dalla chiusura dell’esercizio. Con le nuove norme, il termine scatterà solo dopo l’approvazione del rendiconto. Poiché le assemblee possono slittare o non essere convocate tempestivamente, questo meccanismo rischia di allungare i tempi e consentire ai morosi di accumulare ulteriori debiti senza conseguenze immediate.
Nei palazzi con più di 20 condomini diventa obbligatoria la nomina di un revisore contabile, figura che nella maggior parte dei casi coinciderà con un commercialista. Il suo compito sarà certificare il rendiconto secondo criteri più rigidi, naturalmente a spese dei residenti. Un onere che, indirettamente, potrebbe riflettersi anche sui condomìni più piccoli, aumentando i costi di gestione complessivi.
La riforma introduce anche il rinnovo automatico dell’incarico dell’amministratore. Se oggi è necessaria una nuova nomina annuale, domani il mandato proseguirà senza passaggi assembleari obbligatori. Il risultato? Meno assemblee, meno controllo da parte dei condomini e maggiore concentrazione di potere, con il rischio di favorire amministratori poco trasparenti.