Il glass ceiling è l’insieme di tutte quelle condizioni che impediscono alle donne di fare carriera e avere gli stessi stipendi dei colleghi: ecco i numeri.
Nel mondo del lavoro ci sono ancora molte aziende che hanno eretto il cosiddetto soffitto di cristallo. Una barriera spesso infrangibile. Ma cosa vuol dire il termine glass ceiling? È l’insieme di tutte quelle condizioni che non permettono alle donne di progredire nella carriera professionale e ricevere gli stessi stipendi degli uomini che occupano le loro identiche posizioni. Senza dimenticare le discriminazioni legate alla maternità e le domande illegittime duranti i colloqui, spesso contraddistinti da forti stereotipi di genere.
Glass ceiling: cos’è e come si calcola l’index
Il soffitto di cristallo rappresenta simbolicamente il limite oltre il quale una lavoratrice non può spingere la propria carriera. Il vetro è così trasparente che la differenza di trattamento è sotto gli occhi di tutti: un gigantesco elefante nella stanza.
Se il gender gap è quasi colmato nei corsi di formazione pre-esperienza e nei quadri, il divario è ancora importante a livello dirigenziale. Eppure uno studio condotto dalla Business School Escp Europe conferma che le donne hanno i necessari livelli di competenze e ambizioni per avere successo in azienda.
Nonostante un rapporto dell’Oil (l’Organizzazione internazionale del lavoro) dimostri che la diversità di genere migliora i risultati d’impresa e facilita l’attrazione di talenti, in Italia solo un manager su tre è donna. E guadagna il 33% in meno rispetto ai colleghi maschi a parità di mansioni. Soltanto Cipro e Ungheria hanno numeri peggiori.
Dal 2013 il prestigioso The Economist stila il Glass-ceiling index: un indice che, attraverso specifici parametri culturali, economici, psicologici e sociali, misura quali siano i Paesi in cui le donne ricevono un trattamento equo a livello lavorativo.
Soffitto di cristallo per le donne in Italia
Nel 2021 è la Scandinavia – nell’ordine Svezia, Islanda, Finlandia e Norvegia – il miglior posto al mondo per le donne che lavorano. Il rate svedese raggiunge il punteggio di 84 su 100, quello islandese di 78,7. Il welfare scandinavo – un vero progetto di coesione e sviluppo sociale – permette di allungare il congedo di paternità e aumentare la retribuzione durante il congedo parentale. In Norvegia i papà hanno quasi un anno di congedo, 46 settimane di salario pagato al 100% o 56 settimane all’80%.
L’Italia sta lentamente migliorando. Con un punteggio pari a 64, si piazza al 13esimo posto, dietro a Polonia, Canada e Slovacchia. Ma c’è parecchio da fare, specie perché le donne guadagnano ancora il 33,5% in meno all’ora rispetto agli uomini. E appena il 22% (poco più di una su cinque) dirige aziende. Un numero irrisorio se si pensa che in Lituania le imprese con più di dieci dipendenti sono guidate al 52,76% da donne.
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ultimo aggiornamento: 13 Settembre 2021 18:08