Lo scrolling sempre più compulsivo porta all’emergere del brain rot: come salvaguardare il nostro cervello dallo scorrimento continuo.
Lo scrolling infinito è un meccanismo ormai comune nelle moderne piattaforme digitali, come i social media e le applicazioni dedicate alle notizie: un meccanismo, che – nei fatti – diventa un automatismo e che consente agli utenti di scorrere senza soluzione di continuità tra contenuti sempre nuovi. Tale funzione è progettata per coinvolgere l’utente costantemente , sfruttando il principio della gratificazione immediata. Anche se l’intento commerciale di queste piattaforme sia chiaramente quello di ottimizzare il tempo di utilizzo, l’incessante flusso di contenuti ha dimostrato di avere effetti negativi sul nostro cervello, alcuni dei quali possono risultare preoccupanti sul lungo termine. Scopriamo, dunque, come proteggerlo.
Scrolling compulsivo e continuo, un meccanismo che incide negativamente sul cervello
Una delle principali conseguenze derivanti dall’uso costante dello scrolling infinito è il fenomeno conosciuto come brain rot, ossia un deterioramento delle capacità cognitive indotto da un sovraccarico continuo di stimoli.
Il cervello umano, infatti, non è biologicamente predisposto a gestire un volume così elevato di informazioni, soprattutto se consumate in modo rapido e frammentato.
L’esposizione incessante a notizie, immagini e video può compromettere la capacità di concentrazione, nonché ridurre la qualità della memoria a lungo termine, ma non solo: nel corso del tempo, infatti, può arrivare anche ad inibire il pensiero critico, poiché l’attenzione è continuamente distratta da nuovi stimoli.
Ciò, dunque, può ridurre la capacità di focalizzarci su attività che richiedono un impegno cognitivo profondo, come la lettura o la riflessione.
Un altro aspetto particolarmente rilevante riguarda l’interazione tra lo scrolling infinito e la dopamina, neurotrasmettitore associato ai meccanismi di ricompensa e piacere.
Ogni nuova notizia o contenuto che appare mentre si scorre la timeline provoca un rilascio di dopamina, che crea una sensazione di gratificazione istantanea. Tuttavia, con il tempo, il cervello si abitua a questa stimolazione costante, richiedendo una quantità sempre maggiore di contenuti per ottenere la stessa risposta emotiva.
Ciò può sfociare in una sorta di dipendenza digitale, che porta l’individuo a preferire stimoli veloci e superficiali rispetto ad attività più complesse e gratificanti a lungo termine, come l’interazione sociale diretta o la lettura di testi complessi.
Come controllare questo meccanismo
Per tenere sotto controllo gli effetti negativi dello scrolling, è molto importante adottare una serie di strategie al fine di attuare una vera e propria protezione cognitiva.
In primis, è fondamentale stabilire limiti per l’utilizzo di applicazioni e piattaforme digitali in modo da contenere l’esposizione alle diverse tipologie di contenuti.
Esistono anche strumenti digitali che monitorano e gestiscono l’uso del tempo sugli schermi, incentivando una maggiore consapevolezza nell’uso dei dispositivi stessi.
Inoltre, è consigliabile riservare del tempo ad attività che stimolino un coinvolgimento cognitivo profondo, come la lettura di libri, l’apprendimento o la scrittura.
Anche pratiche come la mindfulness e la meditazione possono, infine, risultare utili per riequilibrare l’attenzione, evitando di farsi sopraffare dalla costante ricerca di stimoli fruibili nell’immediato.
Riproduzione riservata © 2025 - LEO
ultimo aggiornamento: 17 Gennaio 2025 15:21