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Truffe a raffica su Instagram e Facebook: ecco come la Cina ha invaso i social di Zuckerberg

Truffe a raffica su Instagram e Facebook

Negli ultimi anni Instagram e Facebook sono diventati non solo piazze digitali per la comunicazione, ma anche terreno fertile per fenomeni opachi che mettono a rischio utenti e credibilità delle piattaforme. Dietro la crescita esponenziale delle truffe online si nasconde una realtà complessa, fatta di investimenti pubblicitari, scelte aziendali e strategie globali che raramente arrivano al grande pubblico. A far luce su questo scenario è stata un’inchiesta che ha acceso un riflettore su un attore chiave e su numeri difficili da ignorare.

Nel novembre 2025, un approfondimento di Reuters ha rivelato come una parte consistente dei ricavi di Meta, la società che controlla Facebook e Instagram, sia legata a pubblicità fraudolente. Secondo i documenti analizzati, circa 16 miliardi di dollari del fatturato deriverebbero da annunci riconducibili a truffe, gioco d’azzardo illecito e contenuti vietati. Una cifra che ha spinto due senatori statunitensi a chiedere l’intervento della Securities and Exchange Commission e della Federal Trade Commission per valutare eventuali azioni coercitive.

Il ruolo della Cina nel sistema pubblicitario di Meta

Un elemento centrale dell’inchiesta riguarda la Cina. Sebbene i social di Meta siano formalmente vietati ai cittadini cinesi, alle aziende della Repubblica Popolare è consentito fare pubblicità sulle piattaforme occidentali. Questo ha creato un canale enorme di investimenti: solo nel 2024, le aziende cinesi avrebbero speso circa 18 miliardi di dollari in annunci sui servizi di Zuckerberg, pari a oltre il 10% del fatturato complessivo di Meta.

Secondo Reuters, una parte significativa di questa spesa sarebbe legata ad attività fraudolente. I documenti interni indicano che Meta considerava la Cina il Paese di origine di circa un quarto delle pubblicità truffaldine o di prodotti vietati. Per far fronte al problema era stato creato un team antifrode che, nella seconda metà del 2024, era riuscito a ridurre l’incidenza delle frodi cinesi dal 19% al 9%. Un risultato che sembrava incoraggiante.

Tuttavia, sempre stando ai documenti esaminati, questo lavoro sarebbe stato interrotto nel 2025 a seguito di un cambio di strategia. Il team è stato sciolto e alcuni strumenti di controllo, come il blocco delle agenzie pubblicitarie cinesi, sono stati revocati. Da quel momento, gli annunci vietati avrebbero iniziato a rappresentare fino al 16% del fatturato cinese di Meta. Con una larga parte della spesa proveniente da account che godevano di protezioni interne.

Truffe a raffica su Instagram e Facebook
Il ruolo della Cina nel sistema pubblicitario di Meta – leonardo.it – fonte instagram @zuck

Meta ha respinto l’idea di una scelta orientata solo ai ricavi. Il portavoce Andy Stone ha spiegato che il team antifrode era temporaneo e che l’indicazione aziendale era quella di intensificare gli sforzi a livello globale. Negli ultimi 18 mesi, ha dichiarato, i sistemi automatizzati avrebbero bloccato o rimosso 46 milioni di annunci provenienti dalla Cina. Spesso prima che fossero visibili agli utenti.

Resta però un quadro complesso, in cui si intrecciano intermediari asiatici, uso di intelligenza artificiale, account rubati e documenti falsi. Un sistema che continua a sollevare interrogativi sul confine tra sicurezza degli utenti e sostenibilità economica delle piattaforme più influenti del mondo digitale.

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ultimo aggiornamento: 20 Dicembre 2025 13:36

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