La transizione ecologica punta a salvaguardare l’ambiente, il clima e la biodiversità attraverso la definizione di una serie di criteri.
L’adozione – nel dicembre 2019 – del regolamento sulla tassonomia delle attività verdi ha aperto un ambizioso progetto per raggiungere un punto di riferimento europeo per la finanza sostenibile nel quadro della transizione ecologica. Si punta a garantire percorsi di decarbonizzazione, che siano sistemici, solidi, trasparenti e condivisi da tutte le parti interessate. Inoltre, entro il 2050, devono essere ben allineati con l’obiettivo della neutralità climatica che l’Unione Europea si appresta a sancire nella sua prima legge sul clima.
Transizione ecologica: cos’è?
La transizione ecologica consiste nella creazione di un quadro per promuovere investimenti sostenibili (o “tassonomia verde“).
In Italia, il Ministero della transizione ecologica è stato fortemente voluto da Beppe Grillo. Poi, è stato annunciato da Donatella Bianchi, dopo le consultazioni con Mario Draghi, il quale ha ricevuto l’incarico di formare il nuovo esecutivo che prevede, per l’appunto, questa importante svolta ambientalista. Il ministero è stato affidato a Roberto Cingolani.
Questa iniziativa innovativa, che illustra il ruolo pionieristico dell’Unione europea sulla finanza sostenibile, mira a fornire una definizione comune di attività economiche sostenibili. Il fine è quello di aumentare la trasparenza sui mercati finanziari e – quindi – combattere il greenwashing, ossia l’ecologismo di facciata.
Si inizia a stabilire i criteri tecnici per la classificazione delle attività e ciò serve come base per valutare il grado di sostenibilità di un’attività finanziaria o di un portfolio di investimenti. Nel contesto del Green Deal, (Patto verde europeo) questa iniziativa potrebbe essere utilizzata per guidare l’uso dei bilanci europei e pubblici nelle loro politiche di investimento.
Questo parametro comune rappresenta un passaggio molto importante del piano d’azione dell’UE per portare avanti il concetto di finanza sostenibile e avrà un ampio campo di applicazione; il suo impatto trasformativo è attualmente difficile da prevedere, ma potenzialmente elevato se la sostenibilità degli investimenti diventa un criterio decisionale centrale per gli investitori.
Attività economiche sostenibili: i criteri
Inizialmente, la creazione di questa tassonomia era finalizzata principalmente a identificare attività economiche sostenibili, tenendo conto di sei criteri:
- mitigazione del cambiamento climatico;
- adattamento ai cambiamenti climatici;
- uso sostenibile e protezione delle risorse idrologiche e marine;
- transizione verso un’economia circolare;
- riciclo dei rifiuti;
- prevenzione e controllo dell’inquinamento e protezione di ecosistemi sani.
Per essere considerata sostenibile, un’attività doveva contribuire – in modo significativo – ad almeno uno di questi obiettivi e non causare danni significativi all’ambiente. Nel corso dell’iter legislativo europeo si sono aggiunte altre categorie di attività ritenute insostenibili:
- attività “abilitanti“, come la produzione di acciaio per turbine eoliche;
- attività di “transizione“, per le quali oggi non esiste una soluzione economicamente praticabile a basse emissioni di carbonio.
Per questo sono stati definiti alcuni principi: le attività non sostenibili non devono consentire un effetto lock-in (path dependency su percorsi tecnologici); le attività abilitanti devono avere un bilancio del carbonio positivo durante l’intero ciclo di vita dell’attività e le attività di transizione non devono impedire lo sviluppo di soluzioni a basse emissioni di carbonio e devono avere tassi di emissione in linea con la tecnologia a più basse emissioni del settore.
Metodologia e governance
La metodologia e la governance associate alla definizione di questi criteri sono, quindi, fondamentali per ottenere risultati sufficientemente ambiziosi. Da un punto di vista metodologico, la definizione di asset sostenibili dovrà essere ancorata a percorsi di lungo periodo che siano sistemici (in tutti i settori) e robusti, nonché compatibili con l’obiettivo della neutralità climatica, consentendo così di definire orizzonti di uscita per attività di transizione e fornire prospettive a lungo termine trasparenti e condivise da tutte le parti interessate.
Per quanto riguarda la governance organizzata attorno alla Commissione europea, alla piattaforma di esperti di finanza sostenibile e al gruppo di esperti degli Stati membri, dovrà essere sufficientemente agile da integrare il progresso della transizione ecologica, l’evoluzione dei piani nazionali energia-clima regolarmente aggiornati e, più in generale, il processo di governance energetica-climatica in Europa.
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ultimo aggiornamento: 17-02-2021