In profondità, sotto la storica caldera nel golfo di Pozzuoli, esistono serbatoi che liberano grandi quantità di anidride carbonica: uno studio dell’INGV spiega perché.
Chissà se i giovani ambientalisti di Ultima generazione, dopo il blitz a Palazzo Vecchio che ha trasformato il sindaco di Firenze Nardella in un meme vivente, ora si fionderanno a tappare la caldera dei Campi Flegrei. Il motivo? Uno studio dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), pubblicato dalla rivista Geology, ha appena rivelato che la storica area nel golfo di Pozzuoli è tra le principali fonti di emissioni di anidride carbonica di origine vulcanica al mondo.
Campi Flegrei: INGV spiega la CO2 sotto la caldera
La ricerca dell’INGV conferma che la conca dei Campi Flegrei che va dalla collina di Posillipo ai Camaldoli, in stato di quiescenza, è il più grande serbatoio globale di CO2 perché il gas si origina dalla dissoluzione della calcite idrotermale presente nelle rocce del sottosuolo.
Dopo la formazione della roccia, un’acqua calda e carica di sali ne attraversa le fratture e le cavità, riempiendole di minerali. Tra questi c’è appunto la calcite detta idrotermale e diversa da quella sedimentaria. La calcite è presente in cristalli e ha molte applicazioni industriali, dalla produzione di cementi e ceramiche all’uso nell’industria cartaria, chimica e vetraria.
I flussi di anidride carbonica emessi dalla caldera dei Campi Flegrei sono in progressivo aumento a partire dal 2005. Secondo l’Istituto, questo fenomeno si è avviato in concomitanza con la nuova crisi bradisismica che interessa il territorio puteolano, provocando anche frequenti sciami sismici.
Lo studio dell’INGV dimostra che una percentuale compresa tra il 20% e il 40% della CO2 emessa nell’area dell’antico supervulcano proviene da sorgenti non-magmatiche, mentre la restante parte arriva da sorgenti magmatiche profonde. I suoi tassi di crescita sono simili a quelli dell’incremento della temperatura del sistema idrotermale.
“I flussi di questo gas – spiega la ricercatrice Lucia Pappalardo – sono principalmente concentrati nei pressi del cratere della solfatara di Pozzuoli e sono progressivamente aumentati nel corso della recente crisi bradisismica, iniziata nel 2005, fino a raggiungere l’attuale livello di 3.000-5.000 tonnellate al giorno. Un valore che rende la caldera flegrea uno tra i principali emettitori al mondo di anidride carbonica di origine vulcanica”.
Campi Flegrei: supervulcano di anidride carbonica
“L’origine di questa fonte supplementare di CO2 – aggiunge il ricercatore Giovanni Chiodini – è da ricercare nelle importanti perturbazioni fisiche e chimiche che sta subendo il sistema idrotermale flegreo, manifestate dal crescente numero di terremoti superficiali e innalzamento del suolo. In dettaglio, a guidare questo processo è la conversione della calcite, precedentemente rilevata in abbondante quantità nel sottosuolo flegreo, in anidride carbonica a seguito della circolazione di fluidi caldi e acidi nelle rocce che ospitano il sistema idrotermale”.
L’INGV non conclude qui la sua ricerca: lo studio proseguirà con la quantificazione dei flussi di CO2 emessi in ambiente sottomarino, finora rimasti inesplorati. L’obiettivo è arrivare ad un’indagine accurata e precisa per quantificare l’origine dei flussi di anidride carbonica, elio ed azoto nelle aree vulcaniche attive, “fondamentale per ricostruire cosa stia accadendo nel sistema magmatico profondo e in quello idrotermale più superficiale”.
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ultimo aggiornamento: 2 Maggio 2023 11:19