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Ha il morbo di Parkinson ma attraversa a nuoto lo Stretto di Messina

Una donna nuota nell'oceano

Emanuela Olivieri è partita da Capo Peloro ed è arrivata a bracciate a Cannitello: il progetto si chiama Swim for Parkinson.

Emanuela Olivieri ce l’ha fatta ancora: affetta dal morbo di Parkinson, ha attraversato a nuoto lo Stretto di Messina per la quarta volta nella sua vita. “Perché quando nuoto mi dimentico di essere malata”, dice soddisfatta. L’ex nuotatrice agonista e contabile è l’animatrice del progetto Swim for Parkinson, promosso dalla Fondazione Limpe per il Parkinson, con il patrocinio della Federazione italiana nuoto e della Federazione italiana nuoto paralimpico.

Col morbo di Parkinson a nuoto nello Stretto di Messina

La prima persona con il Parkinson a compiere l’impresa è stata Cecilia Ferrari. Ora tocca a Emanuela Olivieri, partita da Capo Peloro con destinazione Cannitello. Una nuotata di quattro chilometri, fatti in meno di un’ora e portando con sé più di trenta persone tra pazienti, famigliari e neurologi. In squadra con lei c’è anche Giulia Di Lazzaro, neurologa al Policlinico Gemelli di Roma.

Olivieri ha scoperto di avere il Parkinson a 41 anni appena compiuti. Da allora si batte in modi diversi. La prova di Swim for Parkinson non è soltanto una sfida personale contro la malattia. L’iniziativa raccoglie fondi per le diverse realtà che offrono assistenza ai pazienti sul territorio, promuove l’importanza della pratica sportiva e genera consapevolezza su quella che è la seconda malattia neurodegenerativa più diffusa al mondo dopo l’Alzheimer.

Una nuotatrice in piscina
Emanuela Olivieri non si arrende al Parkinson: nuotando dimentica la malattia

Madre di due figlie, Alice e Viola, Emanuela si è accorta della malattia per puro caso, con dei piccoli gesti quotidiani: faceva fatica a mettere il sale nell’insalata e ad arrotolare gli spaghetti. La diagnosi è arrivata dopo una visita neurologica. Soltanto successivamente sono arrivati i tremori, le rigidità, le difficoltà a camminare e a dormire, a parlare e a deglutire.

Olivieri ha detto subito alle sue due figlie (all’epoca 8 e 11 anni) di cosa si trattava e che avrebbe affrontato tutto in serenità. Nonostante qualche effetto collaterale legato alla malattia, come la dipendenza da shopping compulsivo, dopo essersi licenziata dal lavoro, nel 2017 ha fondato l’associazione Parkinson giovanile Roma, di cui è tutt’oggi presidente.

Emanuela Olivieri, Parkinson non intacca dignità

I problemi non mancano. “Oggi ho infinite discinesie, movimenti involontari, e altrettanti momenti off, in cui non riesco a muovermi – racconta in un’intervista a Vanity Fair. Ho la bocca che si storce tutta, la spalla destra che pende verso il basso, ho spesso paura di cadere. E poi, una stanchezza cronica: se dessi retta al mio corpo, starei tutto il giorno stesa sul divano a riposare”.

Ad aiutarla è proprio lo sport: Emanuela fa almeno un’ora di attività al giorno tra nuoto, yoga, camminata metabolica, kick boxing, tango e swing. “Per me non c’è cosa più importante della dignità – ammette con lo sguardo rivolto al futuro –. Un domani, quando non sarò più autosufficiente, vorrei poter scegliere il mio destino. Vorrei essere aiutata ad andarmene in pace”.

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ultimo aggiornamento: 18 Luglio 2024 14:24

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