Un gruppo di ricercatori internazionali, guidati dall’Università di Padova, ha individuato Mytho, il gene della longevità.
Una scoperta rivoluzionaria che combatte l’invecchiamento e apre le porte alla longevità: un team di ricercatori internazionali guidato dall’Università di Padova ha identificato il gene Mytho, inedito alleato nella lotta all’invecchiamento.
Mytho, il gene della longevità
Mytho, finora sconosciuto, è risultato essere presente in diverse specie animali e svolge un ruolo fondamentale nel garantire un buono stato di salute nel corso del tempo.
Questa scoperta assume un’importanza fondamentale in un’epoca caratterizzata da un aumento della longevità: ha l’obiettivo di ridurre le spese sanitarie, ma anche e soprattutto di migliorare la qualità della vita nella terza età.
La ricerca, durata ben nove anni, è stata pubblicata sulla rivista medica Journal of Clinical Investigation. Un team di scienziati di fama internazionale, provenienti da vari istituti di ricerca, ha collaborato al progetto, finanziato in parte con fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Il percorso è iniziato con un’analisi informatica volta a identificare geni sconosciuti nel genoma umano. Tra i vari candidati, Mytho aveva una più elevata conservazione tra diverse specie animali. Attraverso ingegneria genetica, i ricercatori hanno dimostrato il ruolo chiave di Mytho: la sua inibizione, infatti, accelera l’invecchiamento cellulare e accorcia la vita, mentre la sua attivazione favorisce la longevità e la salute.
Il DNA, un campo ancora tutto da scoprire
Il DNA, depositario delle informazioni genetiche per lo sviluppo e la riproduzione degli esseri viventi, rappresenta un universo ancora, in gran parte, da esplorare. Negli ultimi anni, la ricerca ha dedicato enormi risorse alla comprensione del DNA umano, considerando che la funzione di circa il 75% del nostro codice genetico rimane sconosciuta.
Un esempio lampante è dato dai geni che codificano le proteine: su 20.000, oltre 5.000 sono ancora avvolti nel mistero. La ricerca di geni sconosciuti, come nel caso di Mytho, rappresenta una importante opportunità per progredire nella conoscenza scientifica e per il benessere dell’umanità.
Mytho, in particolare, è risultato coinvolto nell’autofagia, processo che permette alle cellule di eliminare molecole e strutture danneggiate. Tale processo, attivato dall’organismo in condizioni di stress, si deteriora con l’avanzare dell’età e risulta disfunzionale in diverse patologie legate all’invecchiamento.
Inoltre, Mytho è risultato più attivo nelle specie animali con una maggiore longevità. Tale scoperta apre nuove strade per rallentare l’invecchiamento e migliorarne la qualità, in un’Italia dove l’aspettativa di vita è in costante aumento.
Inoltre, i ricercatori ipotizzano che Mytho possa essere coinvolto in malattie genetiche rare di cui ancora non si conoscono le cause.
Riproduzione riservata © 2024 - LEO
ultimo aggiornamento: 26-07-2024