Da Lidl a Carrefour, diverse catene europee dicono basta alla carne legata, anche in modo indiretto, alla deforestazione dell’Amazzonia.

Nel corso degli ultimi tre anni la deforestazione dell’Amazzonia ha privato la più grande foresta pluviale tropicale del mondo di 30mila chilometri quadrati di alberi. La maggior parte dei terreni è utilizzata per l’allevamento di bestiame: il Brasile è il più grande esportatore di carne al mondo, con una quota del 25%. Dopo la Cop26 di Glasgow, la Conferenza Onu sul clima, oltre cento Paesi hanno sottoscritto un accordo per fermare la deforestazione entro il 2030.

Carne JBS sotto accusa per la deforestazione dell’Amazzonia

Un primo passo in tal senso arriva da diverse catene europee che hanno deciso di togliere dagli scaffali dei loro negozi le carni legati, anche in modo indiretto, al disboscamento. Sainsbury’s nel Regno Unito, Carrefour e Delhaize in Belgio, Auchan in Francia e Lidl in Olanda rivedranno presto le proprie strategie di approvvigionamento.

La decisione è stata presa in seguito alla pubblicazione di un’indagine realizzata da Reporter Brasil con Mighty Earth, organizzazione ambientalista statunitense che denuncia lo sfruttamento illegale delle aree boschive. Nel report si legge che il gruppo JBS Foods, l’azienda brasiliana più grande esportatore di carne al mondo, pratica il cosiddetto “riciclaggio di bestiame”. La multinazionale, che ha oltre 150 stabilimenti in 15 Paesi, acquisterebbe illegalmente bovini da aree deforestate per poi rimettere la carne sul mercato.

La deforestazione dell'Amazzonia
La deforestazione dell’Amazzonia

Nel “riciclaggio di bestiame”, i capi allevati su terreni disboscati in modo illecito vengono venduti ad aziende agricole perfettamente legali, che a loro volta li cedono all’industria della trasformazione. La JPS nasconderebbe in questo modo l’origine del proprio bestiame. Gli altri due gruppi coinvolti in questa pratica sono Marfrig, la seconda più grande azienda di trasformazione alimentare brasiliana, e Minerva Foods, altro colosso sudamericano della carne.

Lo stop della grande distribuzione in Europa riguarda soprattutto la carne in scatola o essiccata. Albert Heijn, la più grande catena di supermercati olandese, ha annunciato che chiuderà tutti i rifornimenti dal Brasile. Lidl Olanda va ancora oltre e si è impegnata a smettere di vendere qualsiasi tipo di carne bovina originaria dal Sud America a partire dal 2022.

Deforestazione Amazzonia: la mossa di Lidl e gli altri

La britannica Sainsbury’s fa sapere di aver “giocato un ruolo attivo nel formulare richieste chiare per l’industria della carne bovina in Brasile e di essersi impegnata con i produttori per ottenere maggiore trasparenza della catena di approvvigionamento”. I supermercati Carrefour e Delhaize in Francia e in Belgio promettono di “aumentare la sorveglianza in tutti i Paesi” e non venderanno carne essiccata del marchio Jack Link’s.

Jack Link’s non ha replicato a una richiesta di chiarimenti di Reuters, mentre JPS dichiara all’agenzia che ha tolleranza zero per la deforestazione illegale e ha bloccato più di 14mila fornitori per non aver rispettato le sue politiche. Il gruppo precisa che il monitoraggio dei fornitori indiretti – quelli che precedono il venditore finale al macello – è una sfida per l’intero settore. JBS assicura di istituire un sistema in grado di attuare questo piano entro il 2025.

Riproduzione riservata © 2024 - LEO

ultimo aggiornamento: 06-01-2022


I gatti hanno un impatto positivo sui bambini autistici: i risultati di un nuovo studio

Scambiare spazzatura con libri, accade in Indonesia