Un sondaggio di Legacoop e Ipsos rivela che 4 persone su 10 comprano prodotti ecosostenibili e c’è sempre più attenzione per filiera corta e km 0.

Qual è il rapporto degli italiani con la transizione ecologica, come si orientano i loro consumi? Una risposta arriva dal report FragilItalia, elaborato da Area Studi Legacoop e Ipsos con il supporto del Circular Economy Network. Il sondaggio, condotto su un campione rappresentativo della popolazione, dimostra che 8 italiani su 10 guardano con favore al cambiamento verde e che le spinte green influenzano sempre di più i consumi, dall’abbigliamento al cibo.

Transizione ecologica, italiani fanno consumi green

Gli intervistati confermano la riscoperta dei sapori tradizionali. Nel campione aumentano infatti gli acquisti di prodotti realizzati in Italia, a chilometro zero e provenienti da filiera locale. Le persone raggiunte dallo studio attribuiscono un’importanza crescente a fattori come salubrità e naturalezza, fanno attenzione alla riciclabilità delle confezioni e al basso impatto ambientale e riducono gli acquisti di prodotti stranieri e di marca.

L’unico dato negativa riguarda i prodotti bio. A causa della crisi economica, dell’inflazione e del calo del potere d’acquisto, il sondaggio fa registrare una significativa contrazione del numero di acquirenti, in Italia come in Europa. Un’ampia fascia di consumatori è costretta dalla contingenza a modificare le sue abitudini di spesa.

Una cassetta di ortaggi biologici
Made in Italy e a km 0: sono i consumi prediletti dagli italiani

I prodotti legati alla transizione ecologica che risultano più acquistati sono quelli made in Italy, a chilometro zero, ecosostenibili, a basso impatto ambientale e light. Per quanto riguarda le future scelte di acquisto, il 52% degli intervistati dichiara che aumenterà l’attenzione nei confronti di salubrità e naturalezza dei prodotti. Poco più dietro si posizionano riciclabilità del packaging, provenienza ed eticità.

Insomma, le scelte di consumo post-pandemia sono legate a qualità, sostenibilità ambientale e legame col territorio. “In questa dicotomia (cittadino, che pensa al bene comune, e consumatore, che guarda al proprio portafoglio), i modelli collaborativi possono essere fondamentali – spiega Simone Gamberini, presidente di Legacoop –.Le imprese cooperative da sempre sono attente all’ambiente, alla comunità ed alla sostenibilità dei consumi. Ma il modello cooperativo può essere anche una soluzione utile per attivare processi di economia circolare”.

Economia circolare, Italia leader in Europa

L’economia circolare, dalle comunità energetiche rinnovabili ai sistemi di car sharing gestiti in forma cooperativa, è un modello di produzione e consumo che prende sempre più piede proprio per la sua capacità di puntare a estendere il ciclo di vita dei prodotti e di mettere al centro la condivisione.

In linea con quanto sta facendo l’Europa, ad esempio sugli imballaggi e sull’ecodesign, servono anche nel nostro Paese politiche che orientino il mercato in modo da premiare i prodotti da filiera corta e quelli progettati per essere più facilmente riciclabili. Con benefici per la salute umana, l’ambiente e l’economia – aggiunge Edo Ronchi, presidente del Circular Economy Network –. L’Italia, infatti, è Paese leader nell’economia circolare in Europa. E uno dei motivi sta proprio nella sua avanzata filiera industriale di riciclo dei rifiuti e in particolare degli imballaggi”.

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ultimo aggiornamento: 13-06-2024


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