Per anni, installare un impianto fotovoltaico è stato il sogno irrealizzato di molti proprietari di casa, soprattutto di chi vive in zone storiche. Vincoli, divieti e pareri negativi hanno spesso bloccato qualsiasi tentativo, trasformando la transizione energetica in un percorso a ostacoli. Oggi, però, qualcosa è cambiato. E lo ha fatto in modo netto.
Una nuova definizione che cambia tutto
Con l’entrata in vigore del D.Lgs. 178/2025, attivo dallo scorso 11 dicembre, il Testo Unico sulle Rinnovabili è stato aggiornato in modo sostanziale. Il punto chiave riguarda l’individuazione delle cosiddette “aree idonee” per l’installazione degli impianti fotovoltaici.
La novità è destinata a far discutere: tutti gli edifici, indipendentemente dalla loro collocazione geografica, vengono ora considerati idonei per legge. Questo include anche le abitazioni situate nei centri storici, le famose Zone A, che per anni sono state praticamente off-limits per i pannelli solari. La conseguenza più rilevante è che i Comuni non possono più vietare a priori l’installazione del fotovoltaico nei centri storici. Ma non solo. Anche la Soprintendenza perde il potere di bloccare gli impianti basandosi esclusivamente su motivazioni generiche come l’impatto estetico o la presunta incoerenza con il contesto architettonico.

Il parere dell’ente resta obbligatorio, ma deve essere fondato su valutazioni concrete e specifiche. In altre parole, non basta più dire “no” perché i pannelli non piacciono o perché “stanno male” su un tetto antico. Oltre all’aspetto dei divieti, cambia anche il fronte burocratico. Per molti impianti che rientrano in determinati limiti dimensionali, non sarà più necessario affrontare iter lunghi e complessi. In diversi casi basterà una semplice comunicazione di avvio lavori, mentre in altri sarà sufficiente ricorrere alla PAS, la Procedura Abilitativa Semplificata. Un passaggio che rende il fotovoltaico più accessibile e meno scoraggiante, soprattutto per i privati che finora hanno rinunciato proprio a causa delle complicazioni amministrative.
Nonostante la portata rivoluzionaria della norma, è importante chiarire che non si tratta di un via libera totale. I vincoli più stringenti restano in presenza di beni culturali notificati, come palazzi sottoposti a tutela monumentale specifica.
In questi casi, la Soprintendenza mantiene il potere di intervenire, ma con un approccio diverso. Sarà necessario presentare progetti studiati ad hoc, con soluzioni che integrino i pannelli in modo discreto o addirittura invisibile, nel rispetto del valore storico dell’edificio. Questa modifica normativa rappresenta un cambio di paradigma: la tutela del patrimonio non è eliminata, ma bilanciata con l’urgenza della transizione energetica. Il fotovoltaico non è più un nemico dell’estetica urbana, ma uno strumento da integrare con intelligenza.