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C’è un motivo se le banche temono l’Euro Digitale: c’è una rivoluzione finanziaria in arrivo

Euro Digitale

L’Euro digitale è stato presentato come una naturale evoluzione della moneta unica. Un contante elettronico, gestito direttamente dalla Banca Centrale Europea, pensato per essere usato da chiunque, in modo immediato, sicuro e gratuito. Eppure, proprio mentre a Bruxelles il progetto entra nella fase operativa, le banche mostrano segni di crescente nervosismo. La ragione? L’Euro digitale potrebbe stravolgere il loro modello di business, intaccando il cuore del loro guadagno: la gestione dei depositi.

La minaccia ai depositi e ai margini: la disintermediazione inizia dai cittadini

Chi ha soldi in banca oggi, in realtà, non possiede fisicamente quella somma. Il saldo che vediamo sull’app è solo una promessa dell’istituto di restituircela. Una promessa solida, certo, ma pur sempre legata al destino della banca. Le banconote invece – o l’Euro digitale, che sarebbe una loro versione elettronica pubblica – sono direttamente garantite dalla BCE, senza rischi di fallimento. Questo cambia tutto.

Euro Digitale
La minaccia ai depositi e ai margini: la disintermediazione inizia dai cittadini – leonardo.it

Se ogni cittadino potrà detenere denaro digitale sicuro, senza passare dalle banche commerciali, perché mai dovrebbe lasciare i risparmi su un conto a rischio? Il rischio, teorico ma reale, è quello che nel mondo finanziario viene chiamato disintermediazione: il flusso di denaro si sposta dai conti correnti ai portafogli digitali, dove non ci sono interessi da pagare, ma nemmeno costi da sostenere. E in una crisi, il panico potrebbe accelerare tutto: bastano pochi clic per svuotare un conto e spostare i fondi in un wallet BCE. La “corsa agli sportelli” del passato potrebbe diventare una corsa via app, in pochi istanti, con conseguenze destabilizzanti.

Per evitare questo scenario, la BCE ha introdotto limiti precisi: si sta discutendo di un tetto massimo tra i 3.000 e i 5.000 euro per ogni cittadino, oltre il quale l’eccesso viene girato automaticamente sul proprio conto bancario. È il sistema detto a cascata, che da una parte protegge le banche dai grandi prelievi, ma dall’altra garantisce ai cittadini un mezzo di pagamento diretto, rapido e senza costi.

Il problema è che, anche con questi limiti, il danno al sistema bancario tradizionale resta tangibile. Per prestare denaro (mutui, finanziamenti, ecc.) le banche usano i depositi dei clienti. Se i clienti li ritirano, le banche devono cercare fondi altrove, ad esempio dai mercati, pagando interessi molto più alti. Questo riduce il margine e mina la sostenibilità del sistema. È il motivo per cui l’Euro digitale fa paura, anche se ufficialmente non lo si dice mai.

Pagamenti, commissioni, costi nascosti: quando lo Stato diventa concorrente diretto

L’Euro digitale non minaccia solo i depositi, ma anche il business quotidiano legato ai pagamenti elettronici. Ogni transazione con carte o app passa per circuiti privati, come Visa, Mastercard, Bancomat. E ogni passaggio genera una commissione, piccola per l’utente, ma enorme per le banche e gli operatori quando si guarda l’insieme. Con l’Euro digitale, questo sistema viene aggirato: la BCE propone un’infrastruttura pubblica, gratuita per i cittadini e a bassissimo costo per i commercianti.

La Banca d’Italia lo ha detto chiaramente: l’Euro digitale abbasserà i costi di transazione. Per le banche, significa una perdita diretta. Meno commissioni, meno margini. E la beffa finale è che saranno proprio loro, le stesse banche, a dover distribuire l’Euro digitale ai clienti, gestire i wallet, garantire l’assistenza, effettuare i controlli antiriciclaggio. Tutto a loro spese, con ritorni economici vicini allo zero.

È un paradosso: gli istituti devono finanziare la nascita di un concorrente, e sono obbligati a renderlo disponibile al pubblico. Un sistema di obblighi senza vantaggi. Anche perché, per evitare che il nuovo strumento venga usato come forma di risparmio, non sarà remunerato: l’Euro digitale non genererà interessi, proprio per restare un mezzo di pagamento e non un investimento.

Dietro a tutto questo c’è una questione molto più grande. La sovranità monetaria. Oggi, la gran parte dei pagamenti in Europa passa per tecnologie e società extra-europee. I circuiti americani, le app cinesi, le big tech globali. L’Euro digitale è l’ultima occasione per l’Europa di restare padrona della sua moneta anche nel mondo digitale. Un progetto politico prima ancora che economico.

Ma le resistenze non mancano. Lo scontro tra vecchio e nuovo potere finanziario è appena cominciato. E ognuno difende la sua posizione. I cittadini, intanto, dovrebbero capire bene cosa sta succedendo, perché nei prossimi anni l’Euro digitale potrebbe diventare la moneta che useremo ogni giorno, senza nemmeno rendercene conto.

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ultimo aggiornamento: 21 Dicembre 2025 11:41

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