La ricerca dei diritti è ormai un tema centrale dello sviluppo del mercato cinematografico: ma quali sono le dinamiche che le sale devono affrontare per proiettare vecchi film al cinema?

Il weekend dell’11 e 12 giugno è stato uno dei più singolari della stagione cinematografica 2022. Con i dinosauri di Jurassic World – Il dominio a spopolare nelle sale italiane, sono arrivati su un buon numero di schermi un pugno di titoli del passato più o meno recente: l’horror IT, le commedie Tolo Tolo e Il giorno più bello del mondo, i cult Lo chiamavano Trinità… e I Goonies. Un caso curioso che conferma le teorie di molti psicologi: rivedere cose già viste (la “fruizione ripetuta”) dona un senso di sicurezza, permette di riconquistare un momento perduto, esprime una forma di ritualità a difesa delle proprie certezze. Ma come funziona proiettare vecchi film al cinema e come arrivano i classici nelle sale?

Come si fa a proiettare vecchi film al cinema

I film di archivio e repertorio non passano soltanto tra festival e rassegne, cineforum e arene estive. Gli esercenti scelgono di programmarli soprattutto per il pubblico cinefilo e in occasione di anniversari, omaggi e celebrazioni, dando quindi la possibilità agli spettatori di vedere i loro film preferiti sul grande schermo, insieme ad altri fan. Di mezzo, però, c’è la questione dei diritti, spesso e volentieri difficili da reperire. Il primo passo per ogni sala è proprio trovare chi li detiene.

L’operazione è semplice quando il film da programmare è oggetto di restauro. In Italia ci sono cineteche come la Cineteca Nazionale di Roma (uno dei più importanti archivi cinematografici in Europa e nel mondo) e L’Immagine Ritrovata, il laboratorio della Cineteca di Bologna, che si occupano del restauro di grandi capolavori e opere meno note. La Cineteca di Bologna mostra al pubblico questi classici durante Il Cinema Ritrovato (festival che si tiene ogni anno a Bologna) e li distribuisce in sala con il brand Il Cinema Ritrovato al cinema.

In questi casi, ottenere le copie restaurate è facile: esattamente come con le nuove uscite, avviene una contrattazione con il distributore a determinate cifre. È più complicato quando sono i singoli cinema a decidere di proiettare un film di repertorio che non è stato oggetto di restauro o non è nel catalogo di qualche distributore.

Un cinema sta per proiettare un vecchio film
I vecchi film al cinema riscuotono successo, ma proiettarli può diventare complesso

Quando dietro un vecchio film non c’è un distributore o una cineteca, gli esercenti devono cercare da soli i detentori dei diritti theatrical, ovvero quelli per lo sfruttamento del film per l’esibizione in sala. È un lavoro impegnativo: può capitare che le società di produzione o distribuzione di quei film siano fallite o cambiate oppure che si siano divise nel corso degli anni. A volte succede che i diritti siano passati da una società all’altra oppure che siano subentrati gli eredi.

Marco Fortunato, presidente dell’associazione Cinemazero di Pordenone che ha una sala storica in Piazza Maestri del Lavoro e organizza Le Giornate del Cinema Muto, spiega a Il Post che la ricerca e il reperimento dei diritti di vecchi film è ormai “uno dei grandi temi dello sviluppo del mercato cinematografico”. Ci sono grosse società che detengono numerosi diritti e concedono le autorizzazioni per proiezioni pubbliche, gratuite e a pagamento. Le più celebri sono la britannica Park Circus e la romana MPLC (Motion Picture Licensing Company) che fornisce licenze ombrello (l’autorizzazione annuale per visioni gratuite riservata ad associazioni culturali, bar e ristoranti, navi da crociera, biblioteche e strutture ricettive) e licenze evento per le sale.

L’iter per programmare vecchi film al cinema

Trovati gli aventi diritto di un film, gli esercenti devono avviare una trattativa per strappare un sì. Se i nuovi film proposti in prima visione prevedono contratti a scalare e vincoli di programmazione, nel caso dei vecchi film non c’è uno standard. Dipende dalla contrattazione: ogni trattativa ha una storia a sé. In genere i detentori dei diritti chiedono il pagamento di una fee fissa (in media sui 300 euro) oppure una percentuale sugli incassi. Chiusa la trattativa, la fase successiva è il reperimento della copia fisica del film.

I distributori legati agli archivi forniscono direttamente i DCP, l’equivalente digitale delle vecchie pellicole e oggi standard cinematografico per ogni sala. In assenza di DCP o di altre copie di proiezione, è possibile acquistare o noleggiare il supporto video presso qualsiasi rivenditore home video o sito web autorizzato.

MPLC sul suo sito ufficiale mette a disposizione un tariffario. Per una proiezione gratuita con una capienza fino a 100 posti, la tariffa è di 100 euro e aumenta al salire della capienza. Per una proiezione a pagamento, MPLC chiede il 30% dell’incasso nettissimo “con minimo garantito pari alla tariffa prevista per la proiezione gratuita di corrispondente capienza”.

Le cineteche, essendo per statuto enti che diffondono e promuovono il patrimonio cinematografico, prevedono una forma di concessione libera che si chiama prestito culturale. Questa circostanza, tuttavia, avviene a determinate condizioni e soltanto per manifestazioni prive di finalità commerciali.

Da tempo gli esercenti invocano una regolamentazione più chiara del mercato dei film di archivio e repertorio e la creazione da parte della SIAE di un archivio aggiornato che renda semplice e veloce la ricerca dei detentori dei diritti. Anche perché, trovati i detentori e chiuso un accordo sulla quota noleggio da pagare, le sale devono affrontare numerose altre spese: la movimentazione della copia, gli eventuali sottotitoli, i materiali per la comunicazione e la promozione.

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ultimo aggiornamento: 20-08-2022


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