Per contrastare il numero crescente di attacchi hacker a pacemaker e defibrillatori nasce la piattaforma Cyber 4 Health.

Si parla di 150-200 attacchi hacker a dispositivi medici negli ultimi 5 anni. Per i malintenzionati il modo è semplice: basta una connessione wireless nei dispositivi medici, perlopiù pacemaker e defibrillatori. L’obiettivo è quello di attaccare le aziende produttrici dei dispositivi ma anche le persone che li indossano, soprattutto se si parla di politici o altre persone ritenute di alto profilo.

La piattaforma Cyber 4 Health

Del tema relativo alla fragilità della sicurezza dei dispositivi medici ne ha parlato Gaetano Marrocco, professore ordinario di Campi Elettromagnetici dell’Università Tor Vergata di Roma e coordinatore del corso di studi in Ingegneria Medica, dipartimento di Ingegneria Civile e Ingegneria Informatica. Proprio nell’ateneo Tor Vergata si è tenuto il convegno “Cyber4health” dove è stato presentato l’Osservatorio sulle vulnerabilità cyber e fisiche dei dispositivi medici.

L’Università ha realizzato una piattaforma, tra le prime al mondo, per la sicurezza informatica dei dispositivi medici. Lo scopo è quello di dare una base di conoscenze tecniche e legislative sulla sicurezza dei dispositivi medici in merito, dunque, agli attacchi hacker. L’Osservatorio si pone l’obiettivo di promuovere una cultura “Cyber-Physical Security by Design” che, partendo dalle problematiche già note, tenta di evitare i rischi fin dalla fase di definizione dei dispositivi medici.

Un hacker compie un attacco informatico con lo smartphone
Un hacker compie un attacco informatico

I pericoli della sicurezza dei dispositivi medici

Manipolare il software dei dispositivi medici e creare situazioni di pericolo è quanto si pongono gli hacker. Già negli Stati Uniti alcuni politici hanno chiesto ai propri cardiologi di rimuovere la funzione wireless dai propri pacemaker per paura di subire attacchi terroristici. Come ha spiegato il professore Gaetano Marrocco questi dispositivi sono terreno perfetto per gli hacker perché ad oggi sono estremamente connessi ma non hanno alcun tipo di normativa che ne garantisce la sicurezza informatica.

Grazie all’unione delle competenze informatiche, sui dispositivi medici, sull’elettromagnetismo, si è arrivati dunque a creare una piattaforma dove sono stati raccolti i dati sulla vulnerabilità. A questi si sono aggiunti anche gli articoli scientifici sul tema. Poi è stato assegnato un punteggio di vulnerabilità ai sistemi utilizzati definito Common Vulnerability Scoring System (Cvss) in base anche alla salute del paziente. Ai dispositivi già citati, come pacemaker e defibrillatori, secondo Marrocco presto si aggiungeranno protesi all’anca, al ginocchio e ai denti che saranno sempre più interconnesse.

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ultimo aggiornamento: 08-06-2023


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