La crisi globale provoca effetti locali: non solo problemi con noli e container, ora cominciano a mancare pure le materie prime, come le bottiglie di vetro.
La crisi delle materie prime è diventata un disastro per il mondo del beverage. La ripresa dei consumi dopo la pandemia e l’aumento di tutti i costi di produzione hanno provocato una forte carenza di bottiglie di vetro. Il fenomeno è chiamato glass shortage e a denunciarlo sono soprattutto i produttori di vino, preoccupati di dover fare i conti con gli equilibri precari dell’economia globale.
Perché c’è carenza di bottiglie di vetro
La mancanza di bottiglie di vetro deriva da diversi fattori. In primis, l’appesantimento della catena delle forniture, i ritardi nella produzione, la difficoltà dei trasporti via terra e gli ingorghi delle navi container nei porti internazionali. Ma è soprattutto il rincaro dei prezzi delle materie prime, in particolare dell’energia, a causare il glass shortage.
A tutto ciò si aggiunge l’impatto delle politiche green imposte dai governi. Le fornaci sono ormai considerate una produzione altamente inquinante e i nuovi impianti sono disincentivati. È esemplare ciò che sta accadendo al vetro di Murano, un simbolo del Made in Italy ora a rischio a causa dell’aumento folle del prezzo del gas.
La carenza di bottiglie di vetro si ripercuote in particolare sul mercato del vino. Sia i grossi produttori che le piccole imprese denunciano i danni derivanti dall’allungamento dei tempi di invecchiamento nelle botti di legno.
Federvini segnala che oltre al vetro si fatica pure a recuperare le etichette e i tappi di sughero. Micaela Pallini, la presidente di Federvini, racconta a Repubblica che in Messico è addirittura impossibile reperire un container di tequila.
“Ma beati loro che lamentano solo la mancanza delle bottiglie – spiega Pallini –. A noi mancano anche tappi, cartoni, etichette e soprattutto abbiamo difficoltà nel trovare i mezzi e gli addetti per i trasporti. Gli agenti di vendita segnalano ogni giorno ritardi nell’arrivo della merce. La ripartenza c’è stata, l’e-commerce, per quanto ancora su piccoli volumi, ha dato una grande mano. Il problema, adesso, è far arrivare le consegne”.
Crisi del vetro: brindisi di Natale a rischio
Un caso clamoroso è quello di Eugin, la distilleria indipendente di gin e vodka di Meda, in provincia di Monza. I titolari Eugenio e Niccolò Belli ammettono al Giorno che “è la prima volta che vediamo una situazione del genere, ma anche alcuni nostri fornitori che lavorano da decenni dicono che non si è mai vista una cosa così”.
“A noi mancano soprattutto le bottiglie – rivela Eugenio – perché non c’è sufficiente vetro, ma i problemi ci sono per tutto ciò che riguarda il packaging, quindi anche tappi, plastica e cartone. Sono aumentati i prezzi, a cominciare dall’energia o i costi di spedizione”. I Belli producono tremila bottiglie di gin all’anno. Ormai da mesi manca un terzo degli approvvigionamenti necessari.
“Ho più fornitori – ammette Niccolò – e l’unico che riesce a garantirmi un buon numero di bottiglie è una delle maggiori realtà a livello mondiale: è un colosso del settore che lavora su grandi numeri, ma anche lui inizia ad avere problemi. Con realtà più piccole è un disastro: l’azienda da cui mi rifornisco di bottiglie mignon mi ha comunicato dopo l’ultimo ordine almeno tre mesi d’attesa, mentre un altro fornitore mi sta facendo aspettare da aprile”. Una piccola grande allerta in vista dei brindisi di Natale e Capodanno.
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ultimo aggiornamento: 30 Novembre 2021 8:54