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Conosci la leggenda di Santo Stefano? Perché è cosi importante questo giorno di festa

storia di santo stefano

Il 26 dicembre, appena dopo la solennità del Natale, il calendario liturgico segna in rosso una ricorrenza che spesso viene vissuta come una semplice “appendice” delle feste natalizie. In realtà, il giorno di Santo Stefano custodisce un significato profondo, carico di spiritualità, simboli e tradizioni popolari. È la memoria del primo martire cristiano, colui che ha testimoniato la fede in Gesù fino all’estremo sacrificio. Ma non solo: intorno alla sua figura ruota anche una leggenda antica, affascinante e sorprendentemente legata al presepe.

Santo Stefano, tra reglione e mito

Santo Stefano è ricordato come il protomartire, il primo cristiano che ha pagato con la vita la fedeltà al messaggio di Cristo. La sua storia rappresenta l’inizio di una lunga testimonianza di fede vissuta senza compromessi. È proprio questo che rende il 26 dicembre un giorno di festa importante per la Chiesa: Stefano incarna il passaggio immediato dalla gioia della nascita di Gesù alla consapevolezza del sacrificio che quella nascita porterà con sé.

Nel tempo, la figura di Santo Stefano è entrata profondamente nell’immaginario collettivo, diventando oggetto di devozione popolare e di racconti tramandati di generazione in generazione, capaci di arricchire il significato spirituale del Natale.

Secondo un’antica leggenda, il giorno della nascita di Gesù la grotta di Betlemme era meta di una folla numerosa. Uomini, donne e bambini si avvicinavano al Bambino per ricevere una benedizione. Tra loro c’era Tecla, una giovane sposa senza figli, profondamente addolorata per il suo desiderio inappagato di maternità.

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Santo Stefano, tra reglione e mito – leonardo.it

Per non sentirsi diversa dalle altre donne, Tecla compì un gesto singolare: raccolse una grande pietra, la avvolse in uno scialle e la portò tra le braccia come fosse un neonato. Quando giunse davanti a Gesù e a Maria, l’emozione fu così forte da farla scoppiare in lacrime. Maria, intuendo il suo dolore, le chiese cosa tenesse tra le braccia. Tecla rispose, con una verità detta a metà: «Allatto un figlio maschio».

Maria invitò allora Tecla ad allattare il bambino. In quel momento avvenne il miracolo: la pietra prese vita e si trasformò in un neonato. Il desiderio della giovane donna era stato finalmente esaudito. Ma a quel dono straordinario si accompagnava una profezia: quel bambino, nato da una pietra, sarebbe morto a colpi di pietra.

Quel bambino si chiamava Stefano. Cresciuto, divenne discepolo di Gesù e fu il primo a subire il martirio, proprio come annunciato.

Ecco perché, in molti presepi tradizionali, compare una donna con un bambino in braccio vicino alla grotta. È Tecla, chiamata anche Stefania o Anastasia. Non è una figura secondaria: rappresenta la forza dell’amore, della fede e della speranza, capace di cambiare il destino. Un dettaglio che rende il presepe ancora più ricco di significati nascosti e profondamente umani.

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ultimo aggiornamento: 22 Dicembre 2025 8:19

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