Non solo Milano: sono sempre di più le città che vanno verso il divieto di fumo all’aperto, in Italia e nel resto d’Europa.
Milano è diventata la prima città smoking free d’Italia. Palazzo Marino ha deciso di consentire il fumo solo nei luoghi isolati. A partire dal 2025, il divieto sarà esteso a tutte le aree pubbliche. Ma il capoluogo lombardo è solo il capofila di una trasformazione che, alla luce della pandemia, punta a rendere più salubri e pulite le metropoli e i piccoli centri in tutto il mondo.
Il Regolamento sulla qualità dell’aria del Comune di Milano “bandisce il fumo di sigaretta all’aperto tranne che in luoghi isolati: dalle fermate dei mezzi pubblici ai parchi, fino ai cimiteri e alle strutture sportive, come gli stadi, sarà proibito fumare nel raggio di 10 metri da altre persone”.
L’obiettivo è quello di aiutare a “ridurre il PM10, ossia le particelle inquinanti nocive per i polmoni” e al tempo stesso tutelare “la salute dei cittadini dal fumo attivo e passivo nei luoghi pubblici e frequentati anche dai minori”.
Non solo Milano: dove vige il divieto di fumo all’aperto
Milano non è sola in questa battaglia. In Italia ordinanze simili sono arrivate a Roma, Sassari, Firenze (nei parchi, nei giardini pubblici e alle fermate di bus e tram) e Torino. L’Fctc, la Convenzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sul controllo del tabacco, prevede l’eliminazione del fumo dai luoghi pubblici entro il 2025 in tutti i Paesi del mondo.
Nazioni come la Nuova Zelanda e la Svezia e città quali Città del Messico e New York stanno procedendo spedite verso questo obiettivo. Nella Grande Mela da oltre dieci anni non si fuma neanche in piazza, nei parchi e in spiaggia. In Svezia è vietato fumare nei parchi gioco, sulle banchine dei treni e nei ristoranti all’aperto.
Le politiche antifumo sono rigidissime in Nuova Zelanda. Oltre al divieto assoluto di fumare in pubblico e sul luogo di lavoro, il cosiddetto “Smoke-free Environments Amendment Bill” ha aumentato la tassa sui prodotti da tabacco e vietato persino l’esposizione dei pacchetti di sigarette sugli scaffali dei tabaccai. Addio anche ai distributori automatici.
Divieto di fumo all’aperto: cosa funziona in Europa?
In Europa qualcosa si muove nei Paesi tradizionalmente più indulgenti riguardo al fumo, come la Spagna e la Germania. Le Canarie e la Galizia hanno imposto limitazioni sul fumo all’aperto. Il sistema dei Länder tedeschi è andato incontro a diversi fallimenti, ma esistono ormai da tempo zone appositamente segnalate con un quadrato giallo per i fumatori e il Parlamento ha approvato restrizioni per la pubblicità dei prodotti del tabacco. Una situazione simile sta prendendo piede nel Regno Unito (il Segretario di Stato alla Salute, Matt Hancock, vuole un’Inghilterra smoking free entro il 2030) e in diversi Paesi del Medio Oriente, a Malta e in Turchia.
L’epidemia di COVID-19 – e le mascherine abbassate per fumare – ha accelerato l’adozione di queste misure. Il trend indicato dal sindaco Sala è estendere il divieto all’aperto per migliorare la qualità dell’aria e far sì che non vengano più abbandonati mozziconi di sigaretta per strada.
L’esempio di Milano è emblematico. Secondo i dati raccolti da Amsa, ogni anno la città produce 80 tonnellate di mozziconi di sigaretta che impiegano oltre due anni per decomporsi naturalmente.
Smettere di fumare conviene non solo alla salute, ma anche alle tasche dei cittadini. I costi di abbattimento dei rifiuti di tabacco costano milioni di euro all’anno ai contribuenti. Per fare un esempio clamoroso, quasi 80 milioni di dollari nella sola New York. Nella Francia dei fumatori accaniti, Parigi detta la linea: dalla scorsa estate, 52 parchi pubblici sono stati resi smoking free, con multe di 38 euro per i trasgressori. Il futuro è senza sigarette, specie se a dire no sono anche le multinazionali che promettono alternative green e meno pericolose al vizio più diffuso al mondo.
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ultimo aggiornamento: 26-02-2021