L’Italia presenzia all’Expo Dubai 2020: la fiera apre al mondo, dopo essere stata rimandata di un anno a causa della pandemia di Coronavirus.

L’Expo 2020 Dubai è stato uno degli eventi più attesi di quest’anno, visto che è stato ritardato di un anno a causa dalla pandemia di COVID-19. Per la prima volta nella storia, in Medio Oriente si svolge il World Expo, una mostra culturale internazionale, che attira 25 milioni di uomini d’affari e turisti alla fiera mondiale che si svolgerà in sei mesi e che è stata inaugurata con una cerimonia di apertura incentrata sul potere della collaborazione globale, con fuochi d’artificio e musica. Per chi non potesse recarsi sul posto, gli organizzatori trasmetteranno gli eventi online fino alla fine dell’Expo, prevista nel mese di marzo 2022. E anche l’Italia, in questa occasione, ha mostrato il suo volto tecnologico e la sua anima green.

Expo Dubai 2020, l’Italia lancia un progetto di salvataggio culturale

Expo 2020 ha tutti gli occhi del mondo puntati addosso, in quanto è uno dei primi grandi eventi globali aperti ai visitatori dopo la pandemia di Coronavirus, che ha interrotto gli eventi su larga scala nel marzo 2020. Una volta che il sito completo sarà aperto, includerà espositori provenienti da quasi 200 paesi, su una superficie di 4,3 km quadrati, costruito nel deserto fuori città.

Expo Dubai 2020
Expo Dubai 2020

L’Italia, rinomata per la sua esperienza nel tentativo preservare la sua ricca cultura artistica, nella fiera mondiale a Dubai ha lanciato un progetto per aiutare altre nazioni in tutto il Mediterraneo a salvare il patrimonio a rischio. Al centro dell’esposizione, c’è una riproduzione del David di Michelangelo, realizzata utilizzando una delle stampanti 3D più grandi al mondo e basata su 40 ore di scansione digitale della scultura in marmo originale del XVI secolo che si trova a Firenze. La foto da Instagram:

Grazia Tucci, professoressa di ingegneria all’Università di Firenze, ha affermato che il modello è un esempio del tipo di lavoro che il suo centro promuoverà: “Come i Buddha di Bamiyan (in Afghanistan) o l’Arco di Trionfo di Palmyra (in Siria), il nostro patrimonio culturale è a rischio. A rischio per la natura e anche per l’uomo”, ha detto la prof, che dirigerà il centro.

La Tucci ha affermato che è essenziale preservare il patrimonio per le generazioni future e che l’Italia condividerà “le migliori tecnologie” per formare professionisti di tutto il Mediterraneo nella conservazione, digitalizzazione e restauro di oggetti e siti che potrebbero essere persi a causa della violenza. Nelle prossime settimane saranno lanciati corsi ibridi, che prevedono sessioni online e dal vivo. Il Centro di alta formazione professionale per la digitalizzazione e la ricostruzione dei beni culturali rimarrà al padiglione italiano dopo la chiusura della fiera mondiale a marzo, anche se non si sa ancora per quanto tempo.

Carlo Ratti e il trio di barche

Lo studio italiano Carlo Ratti Associati ha creato un edificio che punta a far leva su materiali riutilizzabili e sul raffreddamento naturale per il Padiglione Italia a Dubai Expo 2020. Progettato da Carlo Ratti Associati, l’architetto Italo Rota, con l’architetto Matteo Gatto e lo studio multidisciplinare F&M Ingegneria, il padiglione è sormontato da tre scafi di barche e circondato da una tenda realizzata con 70 chilometri di corda prodotta con plastica riciclata.

Il padiglione ha lo scopo di dimostrare come le strutture temporanee non debbano essere estremamente dispendiose. “Una delle cose che mi ha sempre infastidito di fiere, Olimpiadi o mostre temporanee è il fatto che costruiamo una città temporanea e poi tutto finisce in discarica“, ha affermato Carlo Ratti. Una foto da Instagram:

La struttura del Padiglione Italia è formata da 150 sottili pilastri verticali in acciaio, alti 27 metri ciascuno, che sorreggono un trio di scafi rovesciati lunghi 40 metri realizzati in collaborazione con il cantiere navale Fincantieri. Sono colorate di rosso, bianco e verde per rappresentare la bandiera italiana e dopo l’expo verranno riutilizzate come barche. “La maggior parte dei materiali che vedete qui sono assemblati in modo da poter essere smontati e riciclati“, ha spiegato Ratti. “Un angolo di riutilizzo è il tetto. Il tetto, in realtà, può navigare da solo. Pensa a questa reinterpretazione: è come la città in movimento di Archigram [studio di architettura britannico, ndr], ma questa volta le barche che compongono il tetto possono continuare a navigare negli oceani”.

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ultimo aggiornamento: 15-10-2021


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