La crisi climatica è un problema universale. È per questo che gli stilisti di grandi brand sono scesi in campo con il progetto Fashion Pact.

Una vera e propria trasformazione del settore: questo è quello che si propone Fashion Pact. Si tratta di un progetto che unisce gli stilisti di molti brand di alta moda e non con lo scopo di combattere la crisi climatica. Cosa hanno pensato di fare per dare un contributo concreto ad una battaglia mondiale?

Fashion Pact: la moda dei grandi brand contro la crisi climatica

Dal Gruppo Armani ad Adidas, passando per Salvatore Ferragamo, Diesel e Prada: sono tanti i brand della moda mondiale che hanno deciso di aderire a Fashion Pact. Si tratta di un progetto che unisce diverse aziende leader del settore della moda e del tessile, ma anche fornitori e distributori. Gli obiettivi che si sono posti riguardano tre aspetti principali, di interesse globale: arrestare il riscaldamento globale, ripristinare la biodiversità e proteggere gli oceani. Il progetto è stato presentato nel corso del G7 di Biarritz (Francia), svoltosi dal 24 al 26 agosto 2019, dal Presidente Emmanuel Macron e da François-Henri Pinault, Presidente e CEO di Kering.

L’industria della moda è una delle più grandi, più dinamiche e più influenti al mondo, con un giro d’affari annuo di 1,5 trilioni di dollari. Ed è uno dei settori industriali con l’impatto più pesante: proprio per questo dovrebbe ricoprire un ruolo di primo piano nel passaggio verso un futuro più sostenibile“, si legge sul sito Fashion Pact.

Ad oggi, oltre 200 brand dei settori fashion, sport, lifestyle e lusso hanno aderito al progetto. Sono 14 i Paesi firmatari, corrispondenti ad 1/3 delle aziende della moda presenti sul pianeta. Organizzato come una coalizione di CEO, la guida del Fashion Pact è affidata ad un comitato direttivo costituito, a rotazione, da 14 membri e affiancato da un gruppo operativo composto da 23 responsabili e da una Task force.

Fashion Pact: da Armani al Gruppo Kering

Chiariti gli obiettivi del Fashion Pact, la domanda sorge spontanea: in che modo le aziende si propongono di combattere il cambiamento climatico? Il Gruppo Armani, ad esempio, lo scorso luglio 2021 ha annunciato di voler dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2030, riducendo del 42% le emissioni derivanti dall’acquisto di beni e servizi e dal trasporto e distribuzione. Non a caso, l’azienda nostrana ha da tempo iniziato a sperimentare tessili sostenibili, come la canapa che viene appositamente coltivata in Emilia Romagna. Non solo Armani, il Gruppo Kering, Yves Saint Laurent, Brioni e Gucci hanno annunciato che non utilizzeranno più pellicce animali.

Riproduzione riservata © 2024 - LEO

ultimo aggiornamento: 14-10-2021


Le 100 imprese italiane che eccellono in materia di sostenibilità ambientale

Expo Dubai 2020, l’Italia presenta il suo volto green e tecnologico