Con l’espressione fringe benefits ci riferiamo ai cosiddetti benefit accessori, così importanti nel welfare aziendale.

La traduzione italiana di “fringe benefit” è letteralmente “beneficio accessorio” o “beneficio secondario”. Sono definiti anche come compensi in/per natura, poiché non vengono somministrati in denaro, ma sotto forma di servizi o beni. Da quando, negli ultimi anni, gli standard qualitativi delle imprese sono diventati sempre più esigenti, il welfare aziendale ha dovuto allargare grandemente il proprio campo di azione. Se in passato il fringe benefit più comune (spesso l’unico) era la concessione dell’automobile aziendale, adesso il ventaglio dell’offerta è decisamente più ampio.

Che cosa sono i fringe benefits?

L’articolo 2099 comma 3 del nostro Codice Civile prevede che un lavoratore dipendente possa essere ricompensato, oltre che tramite la classica retribuzione in denaro, anche tramite altre tipologie di benefici alternativi. I fringe benefits sono regolati anche dal TUIR (Testo Unico Imposte sui Redditi) e rientrano nella vasta area del cosiddetto welfare aziendale.

Ragazza a lavoro in ufficio
Ragazza a lavoro in ufficio

Per capire meglio a cosa ci si riferisce con l’espressione “welfare aziendale” può essere utile riprendere il testo della Legge di Stabilità del 2017 che ne offre la seguente definizione: “prestazioni, opere, servizi corrisposti al dipendente in natura o sotto forma di rimborso spese aventi finalità che è possibile definire, sinteticamente, di rilevanza sociale, escluse dal reddito di lavoro dipendente“.

Le imprese, nella maggior parte dei casi, disciplinano i vari tipi di fringe benefits nei contratti individuali dei singoli collaboratori. Questo accade perché spesso i benefici sono somministrati singolarmente e in diverse maniere a seconda del dipendente. I benefici offerti ad un’intera categoria omogenea, infatti, potrebbero essere considerati, a livello fiscale, fuori dall’area del fringe benefit.

Esempi di fringe benefits

Nei benefit rientrano vari beni e servizi di cui un lavoratore può usufruire anche fuori dal proprio orario di lavoro. Essi hanno come fine ultimo la creazione di benessere nell’ambiente lavorativo e, come conseguenza, il miglioramento delle performance. I più frequenti fringe benefits concessi dalle imprese sono, come dicevamo prima, le automobili aziendali. Gli altri benefits più comuni nei contesti aziendali sono i seguenti:

  • le convenzioni per l’assistenza sanitaria;
  • i buoni pasto;
  • uso di beni aziendali (computer, auto, telefono, computer etc.);
  • gli acquisti di azioni societarie (Stock options);
  • fruizione di servizi come corsi di aggiornamento e formazione;
  • le polizze assicurative;
  • le soluzioni abitative di cui possono usufruire i dipendenti e le loro famiglie;
  • i finanziamenti agevolati.

Come funziona l’assegnazione?

I fringe benefits possono appartenere a due diverse categorie: quelli il cui uso è nell’interesse del dipendente e insieme dell’azienda; e quelli il cui utilizzo è di interesse esclusivamente del dipendente.

Inoltre, generando essi un reddito in natura, il fisco comunque conteggia questi beni accessori parallelamente al regolare stipendio. Di conseguenza, i fringe benefits vanno a sommarsi alle voci accessorie del reddito, come ad esempio i contributi previdenziali.

Riproduzione riservata © 2024 - LEO

ultimo aggiornamento: 21-06-2021


Stop alla mascherina all’aperto dal 15 luglio, ma bisognerà portarla sempre con sé

Ripartono le vacanze: a Venezia apre Ca’ di Dio, il nuovo hotel che affaccia sulla Laguna