Il nostro Paese ha il primato assoluto nella percentuale di recupero di materia: i numeri dello studio di Fise Assoambiente.
L‘Italia produce troppi rifiuti speciali, ma è anche il Paese leader in Europa nel loro riciclo. Lo rivela il rapporto “I rifiuti prodotti dalle attività economiche”, realizzato dal Laboratorio Refr Ricerche per Fise Assoambiente. Il dossier conferma che il Belpaese è un’eccellenza assoluta a livello europeo nel riciclo dei rifiuti speciali, per definizione le sostanze e gli oggetti che derivano da attività produttive di industrie e aziende, gestiti da imprese autorizzate allo smaltimento.
Rifiuti speciali, quali sono e come si riciclano
Fanno parte dei rifiuti speciali quelli da lavorazione industriale, attività commerciali e sanitarie, macchinari e apparecchiature deteriorati ed obsoleti, veicoli a motore e rimorchi, attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi prodotti da trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi.
Sono classificati come pericolosi se contengono al loro interno un’elevata concentrazione di sostanze inquinanti. È il caso di amianto, lana di roccia, vernici, siti contaminati, traversine ferroviarie, materiali da brucio, barattoli e stracci, medicinali e morchie.
L’Italia produce ancora troppi rifiuti speciali rispetto agli altri 26 Paesi dell’Unione: 82 milioni di tonnellate. La causa è soprattutto la mancanza di un adeguato sistema impiantistico per favorire lo sviluppo di un’economia circolare.
A fronte di questo dato, c’è però quello virtuoso del riciclo. In Europa, rivela lo studio di Refr Ricerche, l’Italia ha il comando assoluto nella percentuale di recupero dei rifiuti speciali: il 79,3%. Su questa cifra il 50% arriva da precedenti trattamenti di acque reflue e rifiuti e il 30% dal manifatturiero. La metà dei rifiuti speciali provenienti dal trattamento finisce ancora in discarica.
Rifiuti speciali, Italia leader in smaltimento
Gli impianti di trattamento dei rifiuti speciali in Italia sono circa 11mila. La mole di materiale da smaltire è enorme: nel periodo tra il 2010 e il 2018 i rifiuti sono aumentati del 23%. In Paesi come la Francia e la Germania, nello stesso periodo, il Pil è aumentato maggiormente (rispettivamente +18% e +31%, l’Italia è ferma al 10%) e la quantità di rifiuti da attività economiche è diminuita, ferma a +5% e +14%.
In Italia per ogni mille euro di Pil si producono 47 chili di rifiuti, contro i 42 della Spagna, i 35 della Germania e i 33 della Francia. Il prossimo passo è implementare un modello efficiente di produzione – impianti di recupero e norme adeguate – per garantire uno sviluppo sostenibile.
“La gestione efficiente dei rifiuti delle attività economiche – spiega Donato Berardi, Direttore del Laboratorio Ref Ricerche – è un pezzo decisivo della competitività del nostro tessuto industriale. Occorrono una strategia, regole chiare e percorsi autorizzativi semplificati, oltre a impianti finali in grado di assicurare uno sbocco agli scarti del riciclo e recuperare energia”.
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ultimo aggiornamento: 23 Settembre 2021 10:18