I reattori modulari di ultima generazione hanno dimensioni ridotte e soprattutto producono meno scorie: è questo il futuro del nucleare in Italia?
La drammatica crisi energetica, l’aumento folle dei prezzi di gas e corrente e le politiche green dell’Unione europea stanno convincendo l’Italia a riconsiderare l’utilizzo del nucleare. L’8 e il 9 novembre 1987 gli italiani si recarono alle urne per votare in maggioranza sì al referendum abrogativo in materia. Una posizione ribadita il 12 e il 13 giugno 2011 con uno schiacciante 94,1% di sì contrari. Oggi, a dieci anni di distanza e con le conseguenze pesanti della sostenibilità ambientale da affrontare, la situazione appare completamente diversa.
Nucleare in Italia: si apre agli SMR?
Roberto Cingolani, Ministro della transizione ecologica del governo di Mario Draghi, ha dichiarato in un’intervista al Financial Times che l’Italia “dovrebbe considerare di ripristinare” il nucleare guardando alle nuove tecnologie, “compresi i piccoli reattori modulari”. Ma cosa sono di preciso i cosiddetti Small Modular Reactors?
Gli SMR sono i reattori di ultima generazione con una potenza elettrica inferiore ai 300 MW. Presentano dimensioni ridotte, occupano poco spazio e producono meno scorie da smaltire nei depositi. Le loro destinazioni d’uso sono differenti, dalla produzione di idrogeno alla desalinizzazione dell’acqua, ma in particolare spicca la finalità energetica: calore ed elettricità.
Sono numerosi i progetti di reattori modulari (si chiamano così perché possono essere assemblati in officina e poi trasportati in sito) portati avanti in tutto il mondo. Alcuni sono già operativi, come il reattore russo KLT-40S di Afrikantov OKBM, la Akademik Lomonosov della centrale di Bilibino e il cinese HTR-PM nella centrale di Rongcheng. Inoltre ne esistono una settantina in fase di sviluppo.
Manca ancora l’ufficialità, ma l’ultimo impulso potrebbe arrivare a breve dalla Commissione europea, che è pronta ad inserire l’energia nucleare (insieme al gas naturale) nella cosiddetta “tassonomia della finanza sostenibile”. La Commissione considera l’atomo una fonte verde e pulita. Il nucleare sarà quindi incentivato per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione dell’Unione entro il 2050.
Nucleare di quarta generazione: pro e contro
“Se guardiamo i dati – ha dichiarato di recente Antonio Misiani, responsabile Economia e finanze del Pd – l’energia nucleare ha avuto il suo picco nel 1996 e da allora sta calando. Il mondo sta andando in un’altra direzione verso altre fonti energetiche”. L’Associazione Italiana Nucleare è ovviamente di parere completamente diverso.
“Secondo le ultime stime di Nomisma Energia riportate da Il Sole 24 Ore dall’1 gennaio 2022 il gas naturale rincarerà del 61% a 1.55 €/mc e l’elettricità del 48% a 43.8 cent/kWh – fanno sapere in una nota –. Intanto oggi sul mercato all’ingrosso i prezzi dell’elettricità supereranno i 450 €/MWh mentre il gas naturale sfiora i 150€/MWh. Per far fronte alla carenza di quest’ultimo e ai costi Terna ha già riavviato questo mese due centrali a carbone (Monfalcone e La Spezia). Chiamala, se vuoi, decarbonizzazione”.
Queste dichiarazioni sono arrivate in seguito al convegno “Il nuovo nucleare decisivo per la transizione energetica”, organizzato a Roma dall’Associazione presso la Sala Capranichetta della Camera. L’obiettivo è discutere del “ruolo imprescindibile” dell’atomo nel futuro immediato.
“Mentre per il 19% delle famiglie si prevede sarà un problema il pagamento delle bollette e molte imprese, dalle energivore fino all’agricoltura sono già in sofferenza e devono scaricare i rincari sui prodotti finali – conclude l’AIN –, il nostro pensiero corre ai tromboni ambientalisti nostrani che dicono che il nucleare a 100 €/MWh (nel peggiore dei casi) è troppo caro!”.
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ultimo aggiornamento: 22 Dicembre 2021 14:53