Ecco a cosa servirà il registro alias proposto dalla consigliera Monica Romano (prima donna transgender eletta a Milano) e approvato dal sindaco Sala.

L’amministrazione Sala continua la sua battaglia per tutelare l’identità di genere: il Comune di Milano aprirà presto il registro alias per tutte quelle persone che vogliono cambiare nome su documenti e certificati. Questa novità permetterà a transgender e non-binary, costretti a mantenere il nome anagrafico e il genere d’origine fino alla conclusione della procedura giudiziale e di rettifica anagrafica, di modificare nominativo o genere sulle carte comunali. Il registro alias dovrebbe aprire nella primavera del 2023 e sarà il primo caso in Italia.

Come funzionerà il registro alias di Milano

Il cambiamento riguarderà ogni tipo di documento, da badge per i dipendenti pubblici e tessere delle biblioteche rionali fino agli abbonamenti ATM, l’azienda per il trasporto pubblico milanese. Questi documenti ovviamente riporteranno il nome scelto dagli interessati e non quello anagrafico. A volere fortemente il registro alias è stata Monica Romano, consigliera comunale del Pd, prima donna transgender eletta a Milano e Vicepresidente della Commissione Pari Opportunità e Diritti Civili.

Secondo le stime, saranno più di 200 i cittadini e le cittadine milanesi che richiederanno l’iscrizione al registro. Allargando invece il campo ai semplici “curiosi”, potrebbero diventare 1.000 gli interessati a cambiare il proprio nome. Il Consiglio comunale ha già discusso la regolamentazione con l’ATM e avvierà presto una commissione dedicata al dialogo con tutti i consorzi e le società partecipate di cui il Comune detiene direttamente delle quote.

La bandiera della comunità LGBTQIA+
A Milano nasce il primo registro alias d’Italia per transgender ed enby

È una vittoria storica – commenta la Romano a Repubblica. È il primo registro di genere istituito in Italia in cui non verranno richieste frustranti perizie psichiatriche e autorizzazioni del tribunale. Le persone interessate potranno autodeterminarsi e, davanti a un ufficiale di stato civile, dichiarare il nome che si sentono di avere”.

Questo vuole essere un atto di pungolo nei confronti della politica nazionale perché si attivi – aggiunge la consigliere comunale –. Da 40 anni la nostra comunità aspetta una legge che ci permetta di vivere delle vite senza le problematiche che ci impediscono di avere un diritto di cittadinanza. Questa mozione vuole dare un contenuto all’inclusività di cui tanto parliamo a Milano”.

Milano capitale dell’inclusività in Italia

Il sindaco Beppe Sala ha dato il suo appoggio alla mozione Romano che è stata presentata a Palazzo Marino dalla consigliera con la collega Elena Lattuada, delegata alle Pari Opportunità del Comune, e altri undici componenti della maggioranza.

Milano sta facendo da anni numerosi passi in avanti per promuovere l’identità di genere e la parità dei diritti. All’Ospedale Niguarda è attivo da tempo il Centro per i Disturbi dell’identità di genere, unico in Lombardia per i tanti (soprattutto adolescenti) che chiedono la riassegnazione chirurgica del sesso. In lista d’attesa ci sono 149 persone da più di un anno.

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ultimo aggiornamento: 12-03-2023


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