Loste Café, Bu:r e Bentoteca sono 3 i ristoranti di Milano che hanno affrontato e battuto la crisi: ecco come.
La crisi economica del COVID-19 colpisce duramente il mondo della ristorazione. Eppure, c’è qualche eccezione. A Milano, dalle macerie del lockdown, tre ristoranti hanno trovato l’incoscienza di osare. Per loro, negli ultimi mesi, la curva delle presenze è risalita e in certi giorni ci sono addirittura code e sold out per ordinare un pasto. E non solo grazie a delivery e asporto: dietro il successo c’è ben altro.
Ristoranti aperti a Milano: 3 casi di successo
Dall’emergenza del food milanese si salva chi punta su innovazione e coraggio. Ecco i tre ristoranti che si sono reinventati con successo contro la crisi: Loste Café, Bu:r e Bentoteca.
Loste Café
La caffetteria in via Francesco Guicciardini 3 ha aperto da qualche mese grazie all’intuizione di Lorenzo Cioli e Stefano Ferraro. La missione dei due è unire la tradizione italiana a quella scandinava: non a caso si sono conosciuti al Noma di Copenaghen, per quattro volte al primo posto nella classifica di The World’s 50 Best Restaurants.
Il menù offre paste dolci (il cavallo di battaglia sono i cinnamon roll) e focacce (quella ortica, taleggio e bergamotto è già un must), caffè e vini naturali. Cioli e Ferraro hanno rinunciato al delivery e si sono affidati soltanto all’asporto. La strategia funziona e ogni giorno al Loste Café, aperto da martedì a domenica, c’è una lunga e ordinata fila di clienti, ognuno in attesa del proprio turno.
Bu:r
“La tradizione è la vera innovazione”: è il motto del ristorante in via Mercalli 22 dello chef Eugenio Boer e della maître Carlotta Perrilli. In questo caso, si punta tutto sul delivery. Boer si è inventato una vera e propria gastronomia parallela: piatti come le caramelle nere ripiene di pesce, pomodorini, olive taggiasche, basilico e pistacchi o la “busecca” (la trippa alla milanese), arrivano a casa di chi li ordina, che si diverte a rigenerarli.
In questo modo Bu:r non ha licenziato nessuno e può cominciare ad immaginare il futuro. Non appena si tornerà ad una parvenza di normalità, Eugenio Boer promette di puntare sempre di più sul fine dining, ovvero una ristorazione raffinata con specifici pasti dedicati.
Bentoteca
Il ristorante Tokuyoshi in via San Calocero 3 ha fatto come il greco di Vasiliki Kouzina e si è reinventato da capo a piedi. Il locale è temporaneamente chiuso e ha aperto come pop-up Bentoteca, sempre con lo chef Yoji Tokuyoshi in cucina. Una scelta presa a maggio del 2020, durante il primo lookdown, “non solo per volontà ma anche, e soprattutto, per sopravvivere”, e che ha causato la perdita della stella Michelin causa “cambio formula”.
Ora Bentoteca fa delivery e asporto, sempre a base di cucina giapponese e vini naturali, e organizza i Bento Tour in giro per le città del nord Italia, da Aosta a Firenze. I piatti sono consegnati freddi da riscaldare a casa e sono tutti da consumare entro 12 ore, tranne i kit che durano due giorni in frigo. Il cambiamento ha ripagato: il pop-up ha avuto più di 6200 ospiti in meno di un anno. Come scrive chef Tokuyoshi sui social, “chiudi una porta e apri un portone. Noi vogliamo credere che sia cosi”.
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ultimo aggiornamento: 12-04-2021