L’azienda umbra Arnaldo Caprai, che produce il famoso Sagrantino di Montefalco, conta tra i dipendenti ben 60 migranti: ecco sua la storia.

Arnaldo Caprai Viticoltore è un’azienda che produce sin dagli anni Ottanta il Sagrantino di Montefalco, il rosso che ha reso l’Umbria famosa in tutto il mondo. La particolarità di questa cantina, però, non sono i 1500 metri quadrati di vigne e filari o i dolci rilievi che si ammirano dalla locale “Ringhiera”. Dal 2016, il proprietario Marco Caprai – il figlio di Arnaldo – ha avviato una collaborazione con la Caritas Diocesana di Foligno nel segno della sostenibilità sociale. Ma come?

Il Sagrantino di Montefalco Caprai è simbolo di accoglienza

Su 92 dipendenti della Arnaldo Caprai, 60 sono migranti, e sono arrivati a Montefalco chiedendo il diritto di asilo. La Caritas di Foligno segnala all’azienda i giovani disposti a lavorare in vigna. La Caprai Viticoltore li assume per le mansioni più disparate e al tempo stesso, investendo in competitività ed inclusione, combatte i pregiudizi e promuove l’integrazione economica dei migranti, valorizzando le loro peculiarità e competenze.

Nell’estate del 2021 la cantina festeggerà i primi 50 anni di attività. Saranno anche cinque anni di questo progetto solidale, incentrato sull’idea che la diversità, quando entra in azienda, può diventare un punto di forza. Nell’anno in cui, nonostante la pandemia, il vino italiano si conferma leader nel mondo, la Arnaldo Caprai ha infatti visto aumentare il fatturato.

Il vigneto Caprai dove si produce il Sagrantino di Montefalco
Il vigneto dove si produce il Sagrantino di Montefalco

La sostenibilità di Caprai Viticoltore non è soltanto sociale, ma anche ambientale ed economica. L’azienda si impegna nella valorizzazione delle caratteristiche tipiche del territorio di Montefalco, riducendo l’inquinamento grazie a una minima quantità di prodotto dispersa nell’aria.

I numeri – tra cui spiccano il -22% di consumo di energia elettrica e il -23% di acqua dei pozzi aziendali – sono disponibili sul sito della cantina.

Arnaldo Caprai, il Sagrantino dei salariati agricoli migranti

I migranti sviluppano competenze trasversali che in azienda sono fondamentali.

Questi giovani sono la parte migliore di una generazione – racconta Caprai a Luciano Ferraro del Corriere della Sera, hanno alle spalle un percorso di studi, parlano due o tre lingue. Da noi sono impiegati in tutti i settori, nei campi o nei lavori di cantina. Vengono assunti come salariati agricoli, con tutte le carte in regola, poi seguono dalla potatura delle viti alla raccolta dell’uva. Sono lavori quasi a tempo indeterminato, in media lavorano fino a 180 giornate l’anno. Purtroppo noi produttori del vino raramente ci possiamo permettere di assumere tutto il personale da gennaio a dicembre”.

Portare la diversità culturale in impresa, in pieno spirito francescano, è il passo ulteriore che i viticoltori umbri hanno fatto in quella zona d’Italia che Herman Hesse definiva “uno dei luoghi più pacifici della terra”.

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ultimo aggiornamento: 14-03-2021


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