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Scuole Felici, il metodo pedagogico per crescere bambini empatici e tranquilli

Giovanna Giacomini

Ispirata alle culture orientali e alla filosofia hygge danese, la pedagogista e imprenditrice Giovanna Giacomini ha lanciato un innovativo approccio olistico già adottato da dodici nidi.

Educare all’autonomia, al cambiamento e alla serenità, insegnare a lavorare sul noi e non sull’io: è l’approccio di Scuole Felici, l’innovativo metodo didattico messo a punto dalla formatrice e pedagogista Giovanna Giacomini. Classe 1978, nata in provincia di Treviso, laureata in Scienze dell’educazione, indirizzo esperto dei processi formativi con una tesi sul marketing nella moda, l’imprenditrice veneta è arrivata a questo risultato dopo una lunga formazione personale e professionale.

Giovanna Giacomini, chi è l’ideatrice di Scuole Felici

Dopo la laurea Giacomini comincia a lavorare come responsabile delle risorse umane in un’azienda. Non soddisfatta da quel mondo, passa un periodo ad insegnare in un asilo: è un’esperienza che la appassiona così tanto da convincerla ad ottenere prima un Master in Pedagogia e poi un Master negli Apprendimenti. È il 2008 quando apre, con la collega Dalila Da Lio, il primo studio professionale di consulenza pedagogica alla persona e alla famiglia.

Il suo obiettivo diventa presto formare i professionisti e le professioniste dell’educazione con un metodo diverso ed efficace. Da quell’impulso nasce la cooperativa sociale GD EDUCA, aperta nel 2015 a Oderzo per sviluppare i servizi all’infanzia sotto forma di officina creativa. La sua è una visione olistica degli ambiti diversi della conoscenza e dell’apprendimento: Scuole Felici lascia liberi i bambini e le bambine di entrare in relazione tra loro e di sviluppare le capacità di vivere e sopravvivere insieme.

Un primo piano di Giovanna Giacomini
Giovanna Giacomini

Giacomini la chiama pedagogia del rischio: con il gioco libero si asseconda l’inclinazione personale, le attività si fanno all’aperto a contatto con la natura, le lezioni di con-tatto servono a far maturare la consapevolezza del corpo, il riposino arriva a seconda delle necessità individuali e le giornate si chiudono con il momento della gratitudine. Si educa attraverso il contesto, alla fiducia, all’empatia, alla sincerità e al coraggio, per arricchire la sfera affettiva e sociale e valorizzare l’esperienza.

Scuole Felici si ispira al buddismo, alle culture orientali e soprattutto al modello danese dell’educazione, la cosiddetta filosofia hygge: educare all’unicità e alla libertà, alla condivisione e allo stare bene insieme. Le bambine e i bambini, trattati con rispetto e dignità, sono chiamati a sviluppare immedesimazione e tranquillità, competenze sociali ed emozionali, capacità di collaborazione.

Scuole Felici: il metodo danese si allarga in Italia

La proposta educativa si rivolge alla fascia d’età da 0 a 6 anni: ad oggidodici scuole dell’infanzia in Italia hanno scelto di seguire questo approccio. I nidi felici si trovano ad Asolo, Casale sul Sile, Ponzano Veneto, Meduna di Livenza, Ponte di Piave, Refrontolo, Musile di Piave, Volpago del Montello, Loria, San Vendemiano, Brugine e Monza. Non solo: Scuole Felici è diventato anche un libro edito da Erickson per indicare con esempi, confronti e suggerimenti come intraprendere questa strada educativa. Giacomini è pure l’ideatrice del portale EduWOW che fornisce corsi online e materiali per genitori, educatori e docenti.

Scuole Felici è una nuova idea di servizio educativo molto lontana dalla concezione pedagogica di inizio Novecento, dove i servizi per la prima infanzia erano visti come ‘luoghi deputati alla custodia e cura del bambino’ – spiega Giacomini – È un paradigma pedagogico originale e rappresenta una scelta educativa sia per chi opera nel servizio, sia per le famiglie che lo scelgono. Le famiglie di Scuole Felici trovano valori condivisi ed esperienze progettate nei minimi dettagli”.

Le finalità – conclude la pedagogista – si concretizzano nella realizzazione di un contesto educativo prevalentemente a contatto con la natura, strutturato come sistema complesso di mediazioni (fra il bambino e la realtà che lo circonda), in grado di sostenere e orientare, in termini qualitativi e attraverso una progettualità coerente e intenzionale, lo sviluppo globale del bambino, valorizzando le sue potenzialità di crescita, in una visione olistica delle diverse sfere della conoscenza e dell’apprendimento seguendo i pilastri alla base del metodo danese”. Un esperimento che mette insieme bambini e bambine, genitori e nonni, educatrici ed educatori e che funziona proprio grazie a quello che in danese si chiama fællesskab: l’unione.

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ultimo aggiornamento: 3 Dicembre 2024 11:58

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