Sono ancora 25 milioni gli animali utilizzati come test nei laboratori. Eppure l’Ue ha speso un miliardo in investimenti per le alternative.
A che punto si è con la fine dei test sugli animali per i cosmetici, i farmaci e i prodotti chimici? Nonostante le pressioni di Bruxelles, che ha speso un miliardo in investimenti per incrementare le alternative in vitro, il cambiamento procede a fatica. Sono ancora 25 milioni gli animali utilizzati infatti nei laboratori dell’Unione Europea. In Parlamento è approdata una petizione che chiede di rivedere le norme e rinunciare ai test in maniera progressiva.
La petizione per la fine dei test sugli animali
Una petizione firmata da più di un milione e mezzo di cittadini è arrivata sul tavolo del Parlamento Europeo il 25 maggio. La richiesta è quella di rivedere le norme sui test in ambito dei prodotti chimici, dei farmaci e dei cosmetici, per una progressiva rinuncia. Quello che si chiede è di smettere di far soffrire gli animali ai fini della ricerca. La petizione ha suscitato diverse discussioni tra accordi e disaccordi. A pesare è sicuramente la parte emotiva ma il cambiamento porterebbe grandi benefici. Si parla infatti del benessere degli animali ma anche di sicurezza per gli esseri umani.
A tal proposito, infatti, c’è una parte di scienza che mette in discussione la validità dei test animali a determinati livelli e per questo sono stati proposti dei metodi alternativi considerati più attendibili e precisi. Tuttavia non mancano nemmeno le opinioni opposte, soprattutto per quanto riguarda la ricerca sui farmaci, e per questo c’è un sostanzioso stallo verso la transizione alle nuove alternative e alla cosiddetta “scienza non animale”.
Il punto sui test in Unione Europea
Negli Stati membri dell’Ue ci sono già dei divieti per quanto riguarda i test sugli animali per i cosmetici e la commercializzazione di ingredienti testati sugli animali. Tuttavia questi limiti non vengono sempre rispettati, almeno secondo i promotori della petizione. Il rapporto 2020 della Commissione europea ha spiegato che nel 2017 più di 23 milioni di animali sono stati utilizzati in Ue per la ricerca scientifica. Ci sono cani, conigli, ratti, gatti e scimmie. Per gli animali sottoporsi ai test è una sofferenza enorme che, nei casi più gravi di tossicità, può portare alla loro morte. La Commissione europea è al lavoro per una revisione della normativa. I lavori si stanno concentrando su una proposta attesa per il terzo trimestre del 2023.
Anche altri Paesi si stanno muovendo in tal senso. In Corea del Sud, ad esempio, ad agosto 2022 il Ministero della Sicurezza alimentare ha stabilito che non verranno più richiesti i test di tossicità anormale richiesti per il controllo di qualità dei lotti di prodotti farmaceutici e biologici che prevedevano l’utilizzo di animali. Dal 2018 tale metodo non è più richiesto, oltre che in Unione Europea, nemmeno in Canada e Stati Uniti. In Giappone e India, infine, si può rinunciare al test per alcuni prodotti.
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ultimo aggiornamento: 11-06-2023