La regione Lombardia ha deciso di promuovere i tirocini per diventare pastori con l’obiettivo di ridare valore al pastoralismo.

Gli antichi mestieri sembravano sostituiti ormai dalle nuove tecnologie e dai lavori moderni ma in realtà adesso c’è un vero e proprio ritorno alle origini. Si sente spesso, infatti, parlare di giovani che sono ritornati nei Paesi d’origine, a lavorare la terra o a contatto con gli animali. Il tutto, ovviamente, con uno sguardo alla modernità. Le due cose infatti possono unirsi e dare vita a nuove opportunità. Lo scopo dei tirocini per diventare pastori, proposti dalla regione Lombardia, è proprio quello di far riscoprire ai giovani un’attività tanto antica quanto fondamentale ancora oggi.

Come si svolgeranno i tirocini per diventare pastori

Tutti i giovani che vorranno scoprire il mondo del pastoralismo potranno farlo grazie ai tirocini proposti. Si tratta di tirocini formativi che si svolgeranno nelle aziende del settore che decideranno di aderire. Il tutto avverrà grazie ad una legge messa a punto dalla regione Lombardia, approvata in commissione con parere unanime, che arriverà in Consiglio il 12 luglio. L’idea non è solo quella di valorizzare il pastoralismo in quanto tale ma anche i suoi aspetti culturali, grazie alla promozione di convegni, ricerche e specifici programmi di formazione. Inoltre la regione ha deciso di istituire una giornata regionale del pastoralismo e della transumanza che avrà luogo a settembre.

mucche pascolo prato
pascolo

I dati del settore

Il professore dell’università di Milano Michele Corti ha spiegato che nell’ultimo censimento degli alpeggi lombardi 461 alpeggi su 669 lavoravano il latte. Adesso questo dato si è dimezzato e si stanno perdendo produzioni tradizionali di alto pregio. Nel 2001 gli addetti all’alpeggio erano 1800, di cui 423 donne, con un’età media di 47 anni. Adesso sono decisamente diminuiti perché per la custodia di animali da carne serve meno personale. E ancora, nel 2001 la superficie pascolata era di 86mila ettari mentre gli alpeggi si estendevano su 226.000 ettari, ovvero il 20% della superficie territoriale della montagna della Lombardia.

Le superfici pascolate sono rimaste tali ma la qualità del pascolamento si è persa. Nel 2001 c’erano 3500 aziende zootecniche della montagna coinvolte nella conduzione, ma la crisi dell’alpeggio sta cambiando gli equilibri. Ad oggi la montagna lombarda rischia di privarsi di produzioni come bitto, formai de mut e formaggelle d’alpeggio. Anche il turismo subisce un impatto non indifferente visto che questi formaggi rappresentano tradizione e opportunità grazie a prodotti unici e non industrializzati.

Riproduzione riservata © 2024 - LEO

ultimo aggiornamento: 18-08-2022


Roma punta l’Expo 2030: l’obiettivo è trasformare la città in ottica green

Autismo, i robot come strumento nella terapia comportamentale dei bambini