Il Garante della Privacy ha stabilito delle regole da osservare sul posto di lavoro, sulla riservatezza delle informazioni sul vaccino.
Il Garante della Privacy è intervenuto per regolamentare la condivisione delle informazioni sanitarie sul posto di lavoro, sia tra colleghi che tra datori e dipendenti. Nel mese di febbraio, infatti, è stata stilata una lista di FAQ, dalle quale si evincono una serie di limiti che riguardano i datori di lavoro, i quali non possono domandare ai propri dipendenti documenti che comprovino di aver intrapreso il percorso vaccinale, né della vaccinazione completata.
Privacy e vaccino: i limiti imposti dal Garante della Privacy
La campagna vaccinale procede a passo spedito in Italia ma, negli ultimi tempi, si è intavolato un dibattito che ha richiesto l’intervento del Garante della Privacy, per quel che concerne la condivisione di informazioni riguardo il proprio stato vaccinale, tra colleghi, datori di lavoro e dipendenti. Il legislatore è intervenuto per porre dei limiti per quel che concerne la richiesta di specifiche informazioni da parte dei datori di lavoro ai propri dipendenti.
Il datore, infatti, non può chiedere al proprio subordinato di fornirgli informazioni sull’eventuale vaccino completato o sul percorso vaccinale intrapreso, in quanto queste informazioni fanno parte delle “categorie particolari di dati personali“, pertanto tutelati dalla privacy.
Oltre a non poter chiedere ai dipendenti di fornirgli la documentazione comprovante il proprio stato vaccinale o l’avvenuta vaccinazione anti-Coronavirus, il datore non può chiedere al dipendente di mostrargli il green pass, a partire dal 15 giugno, nemmeno se il dipendente dà il proprio consenso.
Su questo punto, infatti, il Garante è molto chiaro: “Il datore di lavoro non può considerare lecito il trattamento dei dati relativi alla vaccinazione sulla base del consenso dei dipendenti, non potendo il consenso costituire in tal caso una valida condizione di liceità in ragione dello squilibrio del rapporto tra titolare e interessato nel contesto lavorativo”.
Pertanto, sul posto di lavoro anche i colleghi non possono chiedersi a vicenda se hanno fatto o meno il vaccino.
Il datore di lavoro può richiedere informazioni al dottore?
Come per i dipendenti, la regola vale anche qualora il datore voglia chiedere informazioni direttamente al medico competente, al quale non potrà richiedere l’elenco delle persone vaccinate. Anche queste informazioni devono essere sottoposte a un regime di privacy.
“Solo il medico competente può trattare i dati sanitari dei lavoratori e tra questi, se del caso, le informazioni relative alla vaccinazione, nell’ambito della sorveglianza sanitaria e in sede di verifica dell’idoneità alla mansione specifica”, sottolinea il legislatore.
Per questi motivi, il datore di lavoro non dovrà fare altro che mettere in atto le disposizioni indicategli dal medico competente, nel momento in cui si verifichino casi in cui il lavoratore non può svolgere le proprie mansioni – sia parzialmente che totalmente – in via temporanea.
Riproduzione riservata © 2024 - LEO
ultimo aggiornamento: 11-06-2021