Un’indagine del Corriere Vinicolo conferma che la pandemia non ha fermato la crescita del vino italiano: ecco i numeri.
La pandemia ha mandato in crisi il settore della ristorazione. Eppure, nonostante i tempi duri, la produzione e la vendita di vino italiano reggono. Il calo delle esportazioni nel 2020 è del 4,6% (pari a 6,1 miliardi di euro): un risultato negativo ma migliore rispetto al trend globale (-10,5%) e ai numeri della Francia (-17,9%), il principale competitor del made in Italy. Un’indagine del Corriere Vinicolo, il magazine dell’Unione Italiana Vini, rivela che l’Italia resta in vetta pure nella classifica dei Paesi produttori. Il periodo preso in considerazione va dal 2015 al 2019. L’Italia domina questa lista, precedendo proprio la Francia, con Spagna, Stati Uniti e Australia a seguire.
Il vino italiano regge: produzione e export al top
Le strategie di diversificazione e i vigneti sempre più green fanno sì che il vino italiano continui ad essere tra i più apprezzati al mondo. I numeri dell’export parlano chiaro. L’emergenza COVID-19 ha causato soltanto un -3,3% di perdite nel settore. Nel confronto tra esportatori, l’Italia è uno dei pochi Paesi a mantenere saldi positivi.
I numeri si impennano nel caso del vino biologico. Dopo i pionieri, la viticoltura naturale ha sedotto grosse aziende come Berlucchi, Ferrari e Mosnel. Il giro d’affari è esploso: nel 2015 le vendite di vini senza chimica sono cresciute del 91%, la quota di consumatori è raddoppiata raggiungendo quota 10,6 milioni.
Le nuove generazioni di barolisti e franciacortesi stanno convertendo le viticolture in armonia con la terra. I risultati pagano: il valore del vino biologico è schizzato da 17,4 milioni di euro del 2017 ai 37,5 milioni del 2020. Senza considerare che l’Italia è al primo posto nella produzione internazionale, con eccellenze regionali in Calabria, Marche e Sicilia.
Nel caso dei vini vegani, ovvero quelli senza l’uso di chiarificanti come albumina, caseina e colla di pesce, la produzione italiana cresce a dismisura e serve soprattutto il Nord Europa e il Regno Unito. D’altronde l’Italia si è rivelata leader in Europa nella produzione di cibo biologico durante la pandemia.
I dati del Corriere Vinicolo dicono inoltre che negli ultimi anni è aumentato il consumo occasionale di vino, specie tra le donne. I Paesi che acquistano di più, rossi in particolare, sono Stati Uniti, Cina, Francia e Germania. L’aumento della domanda fa aumentare anche l’offerta.
Lavorare con il vino italiano: le figure richieste
La aziende si espandono e generano posti di lavoro. La figure professionali richieste non sono legate all’agricoltura: i viticoltori cercano soprattutto account e sales manager, wine blogger e social media manager.
Secondo i dati di Wine Monitor di Nomisma, l’e-commerce del vino in Italia vale 200 milioni di euro. È emblematico il caso di Winelivery. L’app che consegna vino, drink e snack in mezz’ora, rivela il Sole 24 Ore, ha chiuso il 2020 con +600% di fatturato.
E tante opportunità ora arrivano dall’Est. Secondo le stime dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, nei dieci Paesi dell’Europa orientale, in particolare in Ucraina, è lievitata la domanda di vino, italiano e di fascia medio-alta. Un mercato tutto da scoprire.
Riproduzione riservata © 2024 - LEO
ultimo aggiornamento: 10 Febbraio 2021 11:04