Adriano Olivetti è stato un imprenditore italiano molto importante, a cui dobbiamo la nascita della prima macchina da scrivere.
Grande figura imprenditoriale italiana, Adriano Olivetti è stato colui che ha lanciato sul mercato mondiale la prima macchina da scrivere portatile, nonché il primo computer della storia. Non era soltanto un manager astuto, ma anche un padrone che metteva l’operaio al centro dell’azienda. Il suo motto, se così possiamo chiamarlo, era: un operaio felice, è un operaio più produttivo.
Chi era Adriano Olivetti: la biografia
Classe 1901, Adriano Olivetti nasce l’11 aprile ad Ivrea, in provincia di Torino, da papà Camillo, ebreo, e mamma Luisa Revel, valdese. Non riceve un’educazione religiosa, ma da adulto si converte al cattolicesimo. Dopo il diploma, nel 1918 si arruola come volontario con il corpo degli Alpini e al termine del servizio militare si iscrive al Politecnico di Torino, iniziando ad avvicinarsi alla politica. Nel 1924 si laurea in ingegneria chimica e industriale e parte per un viaggio studi in America. Tornato in Italia entra a lavorare come operaio nell’azienda di famiglia, ovvero la Ing. C. Olivetti & C., che fabbrica macchine da scrivere.
Nel 1932, dopo qualche anno di gavetta, Adriano diventa direttore generale dell’impresa di famiglia e lancia la prima macchina da scrivere portatile, ovvero la pluripremiata Olivetti Lettera 22. Da questo momento in poi, la Olivetti diventa una delle aziende italiane più importanti di sempre. Quando suo padre lascia la presidenza, precisamente nel 1938, lui gli succede e, poco dopo, apre nuovi stabilimenti.
Investe nella ricerca sui computer e la Olivetti inizia a muovere i primi passi nel mondo dell’informatica. Il primo elaboratore elettronico della storia viene immesso sul mercato nel 1959. Adriano, nel 1956, viene eletto sindaco di Ivrea, mentre nel 1958 diventa deputato, senza mai legarsi ad un partito politico. Appassionato di arte, cultura e urbanistica, entra a far parte dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, arrivando piano piano al vertice.
Adriano Olivetti e la rivoluzione della politica aziendale
Adriano Olivetti si rende conto di cosa significa essere un dipendente nei primi anni di gavetta nell’azienda di famiglia, quando veste i panni di semplice operaio per volere del padre Camillo. E’ proprio per questo che, dopo aver assunto la presidenza dell’impresa, apporta una vera e propria rivoluzione interna. Nel 1948 introduce il Comitato di gestione nello stabilimento di Ivrea, con il compito di ripartire le risorse destinate ai servizi sociali e di assistenza che la Olivetti forniva ai suoi dipendenti.
L’imprenditore ha basato la sua politica aziendale su un credo molto forte: un operaio sereno è un lavoratore più efficiente. Ecco perché ha messo l’essere umano al centro della sua azienda, pagando stipendi superiori alla media nazionale e abbassando le ore di lavoro settimanali da 48 a 45. Non solo, ha creato asili e parchi aziendali, in modo che gli operai che avevano figli non dovevano occuparsi anche della loro gestione.
La rivoluzione di Adriano non finisce qui. Durante le pause, ad esempio, i dipendenti avevano a disposizione diversi servizi, come una biblioteca e una sala per ascoltare concerti o seguire dibattiti. La sua era una vera e propria idea di comunità e sperava che fosse replicabile a livello nazionale.
La Fondazione Olivetti
Per volere della famiglia e dei collaboratori più stretti, nel 1962 nasce la Fondazione Olivetti, che ha lo scopo di tutelare la figura e le opere di Adriano. Nel 2018, il complesso industriale e architettonico di Ivrea viene dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Unesco. A sessant’anni dalla sua scomparsa, invece, l’Istituto Poligrafico e la Zecca di Stato gli hanno dedicato un francobollo celebrativo. La stampa, autorizzata dalla Fondazione, appartiene alla serie tematica Le eccellenze del sistema produttivo ed economico.
5 curiosità su Adriano Olivetti
-Nel 1957, Adriano Olivetti riceve un premio da parte della National Management Association per la direzione aziendale internazionale.
-Quando Filippo Turati dovette espatriare dall’Italia, fu Adriano a guidare la macchina per accompagnarlo a Savona.
-Olivetti è morto a soli 59 anni, nel 1960, mentre si trovava in treno sulla tratta Milano–Losanna a causa di una trombosi cerebrale.
-Nel 2002, la facoltà di Scienze politiche Cesare Alfieri dell’Università di Firenze, alla memoria di Adriano Olivetti è stata conferita la laurea honoris causa e gli è stato intitolato un corso di laurea, quello in Media e giornalismo Adriano Olivetti.
–Adriano Olivetti si è sposato due volte: la prima con Paola Levi, la seconda con Grazia Galletti. Nel corso del primo matrimonio ha avuto tre figli, Roberto, Lidia e Anna, mentre dal secondo una pargola, Laura.
Riproduzione riservata © 2024 - LEO
ultimo aggiornamento: 18 Luglio 2022 15:15