Il commercio elettronico è una realtà consolidata, lo sappiamo bene, online è ormai possibile acquistare veramente di tutto e tantissime aziende svolgono la loro attività di vendita esclusivamente attraverso il web.

Fare e-commerce, tuttavia, non significa soltanto vendere, ma anche dover gestire i resi effettuati dai consumatori.

Effettuare un reso: un’operazione semplice e spesso gratuita

Ogni azienda stabilisce in modo autonomo le proprie politiche di reso, tuttavia la grande maggioranza degli e-commerce, perlomeno quelli di brand importanti e blasonati, agevolano i consumatori prevedendo delle operazioni assolutamente agevoli.

In tantissimi e-commerce, infatti, il reso è completamente gratuito, a condizione che venga effettuato nei tempi e nei modi previsti, e la relativa effettuazione è semplicissima.

Il consumatore, infatti, non deve fare altro che indicare la propria volontà di effettuare un reso in degli appositi spazi previsti nel sito web, al più gli potrà essere chiesto di specificare perché intende restituire il prodotto, e seguire la procedura indicata.

Il DDT, ovvero il Documento di Trasporto necessario per la spedizione, viene prodotto direttamente dall’e-commerce ed inviato al cliente tramite e-mail (come specificato nel sito www.startyerp.com, appartenente ad un software aziendale che gestisce anche logistica e vendite online, deve essere prodotto un DDT specifico per reso); il consumatore non dovrà fare altro che stamparlo ed apporlo sul pacco che potrà poi essere gestito come si preferisce, ad esempio consegnandolo al centro logistico o al punto ritiro più vicino o prenotando il passaggio di un corriere per il suo prelievo.

Nessun dubbio: i prodotti più restituiti sono i capi d’abbigliamento

Ma quali sono le tipologie di prodotto maggiormente oggetto di restituzione nel nostro Paese? Per rispondere a questa domanda è possibile far riferimento ai dati pubblicati dal portale Statista.com.

Le statistiche in questione sono assolutamente recenti, fanno infatti riferimento al periodo compreso tra luglio 2023 e giugno 2024, e sono state prodotte su un campione di 2.038 intervistati di età compresa tra 18 e 64 anni.

Nell’analizzare questo studio è doveroso sottolineare, anzitutto, che il 59% degli intervistati ha dichiarato di non aver mai restituito nulla.

Si tratta di una percentuale significativa, non c’è che dire, ma che può essere letta anche in altro modo: il fatto che il 41% dei consumatori abbia effettuato delle restituzioni non è certamente un dato irrilevante, anzi è indicativo di come il compimento di queste operazioni sia assolutamente frequente.

È sufficiente un fugace sguardo a questa speciale classifica per rendersi subito conto di come le tipologie di prodotti più restituiti dai consumatori in Italia siano quelli inerenti il mondo dell’abbigliamento: il 16% del campione, infatti, ha dichiarato di aver restituito dei vestiti, il 14% delle calzature e l’8% degli accessori, un trittico, questo, che lascia ben poco spazio a dubbi.

A seguire troviamo l’elettronica di consumo, dunque televisori, smartphone ed articoli simili, con una percentuale dell’8%, la categoria “libri, film, musica e giochi (esclusi i download”) con il 7%, mentre con il 5% figurano le categorie “borse e bagagli”, “cosmetici e cura del corpo”, “elettrodomestici” e “prodotti per animali domestici”.

Scatole da spedizione

Un dato che non stupisce, in linea con i trend internazionali

Il primato dei prodotti di abbigliamento in questa classifica non desta stupore, anzi può essere considerato un dato in linea con quelli registrati a livello mondiale.

I capi di abbigliamento, che si tratti di vestiti, calzature o altro, spesso sono valutati dai consumatori solo una volta indossati, ecco perché la tendenza a restituirli è più alta rispetto alla media.

Va detto che, purtroppo, non mancano i consumatori che abusano della possibilità di effettuare dei resi gratis, ad esempio ordinando una cospicua quantità di articoli analoghi per poi scegliere quello che più li aggrada dopo averli provati tutti, senza trascurare forme più “estreme” come il cosiddetto wardrobing, che consiste sostanzialmente nell’ordinare dei capi, prettamente lussuosi e di ottima fattura, per utilizzarli in un’unica occasione (senza rimuovere le relative etichette) e poi restituirli.

La notevole crescita dei volumi di reso, dovuta anche a comportamenti “borderline” come quelli descritti, è un argomento di cui si sta discutendo spesso negli ultimi tempi; essa ha inevitabilmente dei risvolti sulla logistica, di conseguenza anche sull’ambiente, e già portato diversi e-commerce a rivedere le proprie politiche di restituzione, ad esempio introducendo degli oneri a carico del consumatore.

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ultimo aggiornamento: 24-09-2024


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