NFT è un acronimo che sta per Non Fungible Token: ormai il market degli smart contract che certificano la proprietà su opere digitali è una mania.
Da quando è esplosa intorno al 2017 con gli avatar dei “criptogatti” collezionabili, la mania degli NFT è diventata inarrestabile. Persino Quentin Tarantino ha deciso di mettere all’asta su OpenSea, il mercato di cripto valute più grande del mondo, sette scene inedite e contenuti esclusivi di Pulp Fiction. Ma cosa sono esattamente gli NFT, come funzionano e perché attirano così tanto l’attenzione di celebrità, collezionisti e investitori?
NFT: cosa sono e gli esempi più celebri
NFT è un acronimo che sta per Non Fungible Token, ovvero gettone non fungibile. Si tratta di beni digitali pensati e creati su internet per un mercato specifico che funziona su cripto valute basate sulla tecnologia blockchain, il registro dove vengono memorizzate le transazioni di dati e i certificati di attendibilità. Anche se parecchi NFT – come quelli di TarantinoNFTs citati in apertura – derivano da opere analogiche poi digitalizzate o comunque nate in un contesto distributivo diverso.
La particolarità degli NFT è che il token è un pezzo unico e non copiabile proprio perché i suoi dati sono passati attraverso la stessa rete che valida le cripto valute. Ogni NFT contiene un contenuto “segreto” e protetto a cui soltanto il proprietario può accedere. Quindi i token non fungibili non possono essere replicati né sostituiti.
Qualsiasi oggetto digitale o digitalizzato può diventare un NFT: una Gif, un video, una foto, un testo, un articolo, un audio, un’opera d’arte come Spike di Banksy o i contenuti esclusivi di Pulp Fiction. Ma l’elenco degli esempi di tipologie diverse di NFT è lunghissimo. La crypto-art è appunto l’arte certificata e venduta tramite tecnologia blockchain. L’artista statunitense Beeple ha raggiunto in questo settore quotazioni record: da Christie’s una sua opera, una enorme Jpg intitolata The First 5,000 Days, è stata battuta a 70 milioni di dollari.
Chi acquista un’opera d’arte digitale legata a un NFT non compra l’opera in sé, ma si assicura un diritto di sfruttamento su quel bene tramite il cosiddetto smart contract. Per “contratto intelligente”, concetto teorizzato dall’informatico Nick Szabo già negli anni Novanta, si intende un protocollo che consente di scambiare qualsiasi oggetto in modo trasparente, eliminando la necessità di un intermediario e la possibilità di modifiche arbitrarie unilaterali. Gli smart contract permettono inoltre un elevato livello di sicurezza.
NFT, musica e arte si adeguano
Le vendite di NFT nella prima metà del 2021, stando ai dati di DappRadar, hanno totalizzato 2,47 miliardi di dollari. Una cifra enorme rispetto ai “miseri” 13,7 milioni dell’intero anno precedente. Investire in NFT dunque conviene? Gli esperti del settore sostengono che nel 2022 arriveranno altre molteplici opportunità di sviluppo.
La blockchain è entrata nell’industria musicale con Kingship, un gruppo formato da immagini digitali di scimmie che ha firmato un contratto in esclusiva con la Universal. Sul mercato ci sono già molte piattaforme che permettono di scambiare opere d’arte digitale. Le più accessibili e famose, oltre OpenSea ed Ethereum, sono NiftyGateway, SuperRare, MakersPlace e Rarible.
Flow vende gli NFT dell’NBA, Valuables commercializza i tweet autografati dai suoi creatori e CryptoKitties i suoi famosi gattini. L’importante per ogni investitore è dotarsi di cripto valute e di una blockchain, magari quella “ufficiale” di Ethereum. Resta soltanto il dubbio sui rapporti giuridici che si instaurano tra venditore e compratore: quest’aspetto è ancora del tutto inedito e da esplorare.
Riproduzione riservata © 2024 - LEO
ultimo aggiornamento: 5 Dicembre 2021 15:04