Quali sono le organizzazioni benefiche più efficaci alle quali è preferibile destinare le proprie donazioni? È la domanda alla quale cerca di rispondere (non senza critiche) l’altruismo efficace.

Negli ultimi tempi si parla sempre più spesso di altruismo efficace, specie in relazione a certi comportamenti adottati da CEO e imprenditori della Silicon Valley. Ma di cosa si tratta di preciso? Nato all’interno dell’Università di Oxford più di dieci anni fa, per effective altruism si intende un movimento di pensiero e una filosofia filantropica che punta a massimizzare l’impatto delle donazioni benefiche.

Cos’è di preciso l’altruismo efficace

La missione dell’altruismo efficace è esaminare le varie opzioni di donazione, volontariato e impresa sociale a disposizione e dare la priorità a quelle con la maggiore visione. Le metodologie usate sono il ragionamento attento e l’evidenza scientifica. Con questi strumenti si individuare la maniera migliore per aiutare il più possibile gli altri.

Ma l’effective altruism non si limita a questo. Dietro quest’idea c’è pure una comunità di persone che si incontrano e concentrano i loro sforzi sulle soluzioni più urgenti. Esiste persino un Centre for Effective Altruism (CEA), ovvero un network globale che diffonde le linee-guida di questo pensiero, raduna gruppi in tutto il mondo, organizza eventi e panel.

Una mano che aiuta a raggiungere
Per l’altruismo efficace fare la differenza significa donare a chi lavora sulle cause più importanti

Nel CEA sono confluiti 80.000 Hours, l’organizzazione fondata dal filosofo inglese William MacAskill per aiutare le persone a trovare carriere d’impatto, e Giving What We Can, la community che confronta con approccio neutrale l’efficacia degli enti di beneficenza. Il Centre for Effective Altruism e altre nove società sono ora riunite sotto l’Effective Ventures Group.

Tra le campagne finanziate dai filantropi del movimento spiccano quella per convincere più di 2.000 aziende ad accettare di acquistare uova da galline senza gabbie e quella per sconfiggere la malaria. Sono state queste iniziative ad attirare l’attenzione dei media. Il New Yorker descrive l’altruismo efficace come una via per fare del bene “nel modo più chiaro, ambizioso e non sentimentale possibile”. Nel mirino del magazine finiscono soprattutto le grandi organizzazioni benefiche che gestiscono capitali enormi in maniera opaca e non hanno un impatto misurabile.

Altruismo efficace: non mancano critiche

Come diceva Bertolt Brecht, la filantropia non appaga le esigenze di giustizia e diritti sociali. Nonostante la diffusa notorietà avuta dal movimento grazie all’intervento di Peter Singer a TED e all’endorsement di personalità discusse come Elon Musk e Sam Bankman-Fried, l’effective altruism è finito al centro di numerose critiche.

I detrattori rimproverano all’altruismo efficace di sottrarre risorse preziose ai problemi di oggi per cercare di risolvere ipotesi di domani e di essere concentrato nelle mani di pochi uomini bianchi che non conoscono di persona le questioni che vorrebbero risolvere, né si prendono la briga di consultare i gruppi meno rappresentati. Tra i più forti critici c’è la ricercatrice Carla Zoe Cremer: il suo articolo sui rischi dell’effective altruism, pubblicato su Vox, è un invito ad abbracciare “un approccio più umile e decentralizzato”.

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ultimo aggiornamento: 31-03-2023


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