La mostra, Breath, Ghosts, Blind di Maurizio Cattelan, svela all’osservatore il ciclo della vita, attraverso opere che richiamano la storia e il dolore.

Maurizio Cattelan, artista e newyorkese di lunga data, era all’aeroporto LaGuardia quando il World Trade Center è stato attaccato l’11 settembre 2001: trascorse ore camminando verso casa contemplando come sarebbe cambiato il mondo. Due decenni dopo, inaugura una mostra personale a Milano, intitolata Breath Ghosts Blind, che presenta un memoriale agli attacchi.

L’opera Ghost rappresenta una torre in resina nera alla quale ha dato la forma di un aeroplano, un’opera monumentale che ha cercato di portare al Guggenheim, ma che l’allora capo curatore – Nancy Spector – era “titubante” nel mostrarla al pubblico. In un’intervista ai curatori nel catalogo della mostra, Cattelan descrive l’opera, denominata Blind, come “un’opera sul dolore e la sua dimensione sociale: è lì per mostrare la fragilità di una società in cui la solitudine e l’egoismo sono in aumento“. Breath, invece, mostra un cane e un uomo stesi a terra, realizzati con il marmo.

Ciclo della vita
Ciclo della vita

Maurizio Cattelan, la mostra Breath, Ghost, Blind com’è?

Un imponente monumento agli attacchi terroristici dell’11 settembre è il culmine della “drammaturgia in tre atti” creata dall’artista italiano Maurizio Cattelan per una nuova mostra personale a Milano. Intitolata Breath Ghosts Blind, la mostra è stata aperta alla fondazione d’arte contemporanea Pirelli HangarBicocca e sarà visitabile fino al 20 febbraio 2022.

Cattelan è conosciuto per l’assurdo umorismo che ha infuso in opere come Comedian (2019), la banana attaccata al muro e venduta per 120.000 dollari all’Art Basel Miami Beach e America (2016), un wc funzionante in oro massiccio (rubato nel 2019). In apparente contrasto, Breath Ghosts Blind presenta la preoccupazione dell’artista per “questioni esistenziali che riguardano tutti noi, il ciclo della vita dalla nascita alla morte“, secondo Roberta Tenconi, co-curatrice della mostra con Vicente Todolí, direttore artistico dell’HangarBicocca, un’ex fabbrica. I visitatori incontrano per la prima volta Breath, che raffigura un uomo sdraiato in posizione fetale accanto a un cane, che evoca la nascita e la vulnerabilità. Le opere:

La prossima tappa del viaggio è Ghosts, una nuova versione dei piccioni tassidermici di Cattelan, precedentemente esposta alla Biennale di Venezia con i titoli Tourists nel 1997 e Others nel 2011. Con centinaia di uccelli realistici appollaiati sulle travi scure e sui tralicci del Sala espositiva delle Navate, alta 30 metri, l’opera ricorda il film horror di Alfred Hitchcock, Gli uccelli, e fa riferimento ad idee di sorveglianza sociale.

Lo spettacolo culmina con Blind, una torre in resina nera tagliata a forma di aeroplano: la risposta di Cattelan agli attacchi terroristici dell’11 settembre al World Trade Center di New York del 2001. Nonostante l’opera sia stata prodotta solo quest’anno per l’HangarBicocca, è “una cosa a cui penso da anni, rivela Cattelan in un’intervista ai curatori nel catalogo della mostra, edito da Marsilio Editori. Nell’intervista in catalogo a Todolí e Tenconi, l’artista descrive Blind come “un’opera sul dolore e la sua dimensione sociale, è lì per mostrare la fragilità di una società in cui la solitudine e l’egoismo sono in aumento”. Ne collega anche il significato alla pandemia di Covid-19, che ha “reso visibile la morte nelle nostre vite”.

La tragedia vissuta in prima persona

Da tempo residente a New York, l’artista ha assistito in prima persona alla tragedia. “Ero a New York l’11 settembre e mi preparavo a salire su un aereo. Sono dovuto tornare a casa a piedi da LaGuardia, ci sono volute ore e le cose che ho visto sono rimaste con me“, ricorda Cattelan. “Quelle scene erano terribili, apocalittiche e porto ancora con me il ricordo di quel tragico evento che ha rivelato tutta la fragilità della condizione umana”.

Nel 2017, Cattelan ha discusso l’idea di un’opera monumentale per commemorare l’11 settembre con l’allora capo curatore del Solomon R. Guggenheim Museum di New York, Nancy Spector. Era “titubante nella migliore delle ipotesi“, dice, perché “l’idea di manifestare visivamente il trauma dell’11 settembre sembrava troppo emotivamente tesa, forse anche tossica, in particolare a New York City solo 16 anni dopo gli attacchi. Non estraneo alle polemiche, Cattelan comprendeva i rischi di un simile lavoro, ma sapeva intuitivamente che doveva realizzarlo un giorno nelle giuste circostanze“.

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ultimo aggiornamento: 29-07-2021


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